Comunque vada, per il Pd di Tarquinia a trazione ex Ds, sarà un insuccesso. Una debacle sia sul fronte elettorale che sul fronte della strategia. Nella città dove hanno imperversato per anni il consigliere regionale Enrico Panunzi e l’ex deputato Alessandro Mazzoli domenica sera si scriverà infatti, nero su bianco, ciò che in questi giorni molti commentatori non hanno voluto vedere: la certificazione della Caporetto di una classe politica che si riteneva invincibile e che invece è grasso che cola se riuscirà ad eleggere due consiglieri comunali.
Il day after dell’attuale dirigenza degli ex Ds tarquiniesi sarà drammatico sia se vince Giulivi, sia se vince Moscherini. Nel primo caso infatti il Pd panunziano riuscirebbero sì ad eleggere il secondo consigliere comunale (quindi siffatto scenario potrebbero augurarselo in molti), ma dovrebbe comunque rassegnarsi a vedere la città consegnata nelle mani di una Lega che, nel bene e nel male, minerà tutte le rendite di posizione coltivate da certa sinistra negli ultimi tredici anni. Nel secondo invece lo stesso Pd panunziano potrebbe sì consolarsi idealmente per la presenza in giunta di un Conversini che per molti versi rappresenta la storia della sinistra tarquiniese, ma dovrebbe ugualmente prendere atto – tanto più dopo il gran rifiuto servito a Conversini al primo turno – della bocciatura senza se e senza ma dell’attuale classe dirigente del partito.
Il Pd, dopo Tarquinia e Civita Castellana, non sarà insomma più lo stesso. E poco contano le tessere se quando vai a votare nelle urne non trovi schede con il simbolo sbarrato.

