Femore rotto: dopo 45 giorni di calvario iniziato a Belcolle, una donna di 81 anni, per essere operata, è stato necessario ricoverarla al Sant’Andrea, dove l’ha portata la famiglia a cui a Viterbo nessuno riusciva a fornire spiegazioni né del ritardo, né del perché all’anziana non fossero somministrate le opportune terapie.
La donna, ha raccontato la figlia a Tusciaweb, sarebbe stata lasciata su un letto immobile senza nessun tipo di stimolazione per muovere quantomeno l’altra gamba. “Abbiamo chiesto perché nessuno si preoccupasse di farlo. Abbiamo chiesto di portare un fisioterapista a nostre spese per farle quantomeno riprendere contatto con il mondo. Niente. Impossibile”.
Alla fine, come detto, la donna è arrivata a Roma: “Nessuno – sempre la figlia – capisce perché a questa gamba non sia stata fatta quantomeno quella che loro chiamano trazione, per non peggiorare la situazione, perché in 45 giorni ovviamente la frattura e peggiorata, come soprattutto è peggiorata la condizione umana di una persona di 81 anni lasciata immobile”.
Se venisse confermato, si tratterebbe di un fatto gravissimo, su cui la Asl è chiamata a far luce al più presto. Non può, la direzione generale, solo prendersela solo con le classifiche del Sole 24 Ore che relegano la sanità viterbese agli ultimi posti in Italia. Non può giustificare la mobilità passiva dicendo che ci sono tante persone che trovano più comodo curarsi in altre province. Come si vede, non è vero. La gente va in altre province semplicemente perché è costretta a farlo.