Onorevole Bonafè, tutti dicono che il 26 maggio sarà una data spartiacque, una sorta di referendum sull’Europa. Condivide quest’analisi?
“Dico che tutte le elezioni sono importanti, ma queste del 26 maggio sono elezioni fondamentali. E non per me o per gli altri candidati, ma per il futuro del nostro Paese e soprattutto delle giovani generazioni. Vede l’Europa è nata come una comunità, un ‘luogo’ di condivisione e oggi invece ci sono forze politiche che vogliono metterla in discussione. Nelle liste della Lega, nonostante Salvini si sia tolto la felpa ‘no euro’ ci sono candidati che dichiarano apertamente di voler uscire dall’euro e dall’Europa. Ebbene, io penso che dal voto del 26 maggio debba arrivare un messaggio forte e chiaro: l’Europa va migliorata, ma nel senso di una maggiore integrazione, perché le sfide economiche, ambientali e sociali che il nostro Paese ha di fronte non possono essere affrontate come singolo Paese. Pensate che di fronte a colossi come Cina, India, Stati Uniti l’Italia da sola potrebbe competere? Io penso di no e per questo dico che dobbiamo dare più forza all’Europa. Chi dice che gli interessi degli italiani si difendono meglio alzando muri e isolandoci dice una grossa bugia. Quindi, per tornare alla sua domanda, si sarà una data importante, il cui esito dipende da ciascuno di noi. Lo ripeto sono elezioni fondamentali per chi crede in un’Europa forte e solidale, un’Europa rinnovata che possa affrontare le grandi sfide dell’oggi e del domani”.
A quali sfide si riferisce in particolare?
“Una su tutte l’emergenza climatica, anche perché in questi cinque anni al Parlamento europeo mi sono occupata molto di questioni ambientali, avendo l’onore di essere la relatrice del pacchetto sull’economia circolare, l’unico modello di sviluppo a mio avviso oggi possibile. Un modello in cui rispetto dell’ambiente e aumento del Pil vanno di pari passi. Ma penso anche alla competitività delle nostre aziende che rischiano di essere messe in ginocchio dalla politica dei dazi. Per non parlare del tema dell’immigrazione su cui Salvini ha costruito il suo consenso elettorale. Dobbiamo partire dal presupposto che l’immigrazione non è un problema emergenziale, ma strutturale e per affrontarlo non servono certo i porti chiusi, che poi chiusi non sono. Servono politiche di integrazione, accordi con i Paesi di provenienza dei migranti o dei richiedenti asilo, forti politiche di cooperazione, tutti temi su cui la Lega di Salvini ha visto bene di opporsi con i voti contrari a Bruxelles. E sapete perché? Perché è più semplice gettare benzina sul fuoco e continuare a dire che nel nostro Paese c’e’ l’emergenza immigrazione e non far niente per risolvere il problema, ma anzi farlo diventare il mezzo su cui aumentare consenso”.
Qual è a suo avviso allora l’emergenza del nostro Paese?
“Mi sembra che i dati economici che arrivano da più fronti e non certo dal Partito democratico, parlino chiaro. L’emergenza del nostro Paese è l’economia, la mancanza di lavoro, le aziende che non investono da noi per la forte instabilità politica. Per non parlare della quasi certezza dell’aumento dell’Iva e di una manovra correttiva che metterà le mani nelle tasche degli italiani. Ma Salvini e Di Maio continuano con le loro scaramucce e i loro continui litigi, solo per avere qualche voto in più il 26 maggio e poi passare al loro regolamento di conti. E se nel frattempo il Paese va a rotoli a loro poco importa. Ecco io credo che di fronte a tutto questo, il voto del 26 maggio sia appunto fondamentale. Andiamo tutti a votare, diamo forza al Pd che è l’unico argine a chi vuole mettere in discussione i fondamenti della nostra Europa”.