Neanche l’ultimo maxi risarcimento a cui è stata condannata la multinazionale che produce il glifosato, il potente erbicida indicato da alcuni studi come possibile cancerogeno, sembra smuovere il sindaco verso la necessità di mettere al bando o quanto meno regolamentare l’uso di determinate sostanze nel territorio comunale. Mentre all’estero e in altre città italiane sull’argomento si registra da tempo un ampio dibattito, la vicenda a Viterbo è stata liquidata in 5 minuti di dibattito durante il Consiglio comunale di ieri.
A sollecitare Arena è stata Martina Minchella. Dopo aver ricordato l’ennesima sentenza di un tribunale americano a favore di chi si è ammalato di cancro per non avere ricevuto informazioni adeguate sui rischi a cui ci si esporrebbe usando questo prodotto, il consigliere del Pd ha chiesto in aula se il Comune intendesse prendere provvedimenti in materia. Assente l’assessore all’Agricoltura, a rispondere è stato direttamente il sindaco. “Non ho nessuna preclusione, ma per prendere certe decisioni bisogna prima sentire il parere della Asl”, ha detto Arena.
“Non deve inventarsi niente di nuovo, sindaco”, ha risposto dal canto suo la consigliera Pd, ricordando che già alcuni Comuni della provincia hanno adottato rigidi protocolli contro diserbanti e pesticidi. “Non si può fare un confronto tra le due realtà: in quel caso si tratta di comuni piccoli dove sono presenti coltivazioni intensive, assenti invece nel capoluogo”, ha controbattuto Arena.
Inutile l’ultimo richiamo ai rischi per la salute delle persone e per l’ambente da parte di Minchella: “Non mi riferisco a una coltivazione in particolare, come può essere quella delle piante di nocciole. Ma a un problema generale. Basta andare a San Martino al Cimino per trovare tantissimi castagneti a ridosso delle case. Ignorare possibili rischi è molto grave. Chi controlla che non vengano usati pesticidi o altre sostanze in maniera irregolare?”.