E’ del 2014 l’apertura della procedura di infrazione dell’Unione europea contro l’Italia per i valori oltre i limiti consentiti di arsenico e fluoruro nell’acqua. In provincia di Viterbo, una delle aree più interessate del Paese, la Regione Lazio da quel momento in poi ha speso milioni e milioni di euro per gli impianti di depurazione e per la loro manutenzione. Adesso si scopre però che il problema, nonostante tutti questi investimenti, non è stato risolto. Ci sono ancora dei Comuni – Bagnoregio, Fabrica di Roma, Farnese, Grotte di Castro, Monte Romano, Nepi, Proceno, Ronciglione, Vetralla, Villa San Giovanni – in cui la situazione continua ad essere altamente allarmante. Si scopre addirittura che a gennaio l’Unione europea è intervenuta di nuovo, aggravando la procedura di infrazione.
Tutto questo accade alla vigilia dell’assemblea dei sindaci (domani) chiamata a rinnovare il Consiglio di amministrazione di Talete contro il parere di gran parte delle forze politiche e del prefetto. A voler procedere con l’elezione dell’organismo sono la sinistra del Pd (Panunzi) e Forza Italia (Battistoni), che, temendo forse di uscire ridimensionati dalle elezioni, vogliono mettere al sicuro le posizioni di comando. In altri termini, a Viterbo invece di aprire un dibattito serio sulla potabilità delle acque che arrivano nelle case dei cittadini (a cui sono state peraltro maggiorate le bollette), si gioca, politicamente parlando, con un nuovo Consiglio di amministrazione che potrebbe benissimo essere eletto dopo le elezioni.
A confermare che la situazione arsenico non è ancora risolta è stata ieri mattina in Consiglio regionale l’assessore al bilancio, Alessandra Sartore, intervenuta per illustrare la relazione annuale sulla partecipazione del Lazio alle politiche dell’Ue. La Regione, ha specificato la Sartore, prevede di rientrare nei parametri per tutti i siti interessati entro nove-dieci mesi. Sì, ancora dieci mesi nonostante tutti i soldi spesi sino ad ora.
La procedura di infrazione dell’Ue, come detto, risale al 2014. Nel corso del 2018, ha spiegato la Sartore, la Regione ha continuato a informare gli organismi centrali sulle attività intraprese al fine di raggiungere la conformità ai valori di legge per l’arsenico e il fluoruro. A settembre 2018 sono state avviate le attività per l’esercizio del potere sostitutivo da parte della Regione nei confronti dei Comuni inadempienti non aderenti al gestore unico (Talete) del servizio idrico integrato. Il 24 gennaio la Commissione Ue ha aggravato però la procedura, emanando un parere motivato, ma la Regione ha risposto fornendo gli ultimi dati della Asl di Viterbo dai quali risulta che i Comuni che presentano sforamenti sono 10 e non 16 come scritto nel medesimo parere motivato. Si tratta appunto di Bagnoregio, Fabrica di Roma, Farnese, Grotte di Castro, Monte Romano, Nepi, Proceno, Ronciglione, Vetralla, Villa San Giovanni. I Comuni di Nepi e Vetralla, è stato sottolineato, “presentano solo piccoli sforamenti ed è previsto un intervento di potenziamento per l’impianto di potabilizzazione di Nepi e ulteriori accertamenti per l’impianto di Vetralla”. E’ prevedibile perciò, parole della Sartore, il raggiungimento della conformità per tutti i siti interessati entro i prossimi 9-10 mesi. E’ tuttora comunque al vaglio della Commissione la documentazione inviata dall’Italia in risposta al parere motivato del gennaio.
In sintesi, ancora 9-10 mesi nonostante i milioni e milioni di euro spesi e nonostante in questi anni si è sempre detto che la Talete era stata messa nella condizione di funzionare al meglio grazie alle competenze del Consiglio di amministrazione che si è dimesso, tanto è vero che adesso se ne vuole scegliere un altro incuranti del parere di tutti quelli che vogliono attendere l’esito del voto del 26.