Lo conoscete Marco Tolli? E’ il sub commissario della federazione provinciale del Pd. Ieri, per la prima volta da quando si è insediato, è intervenuto per dire la sua sul consiglio di amministrazione di Talete, che un’area del partito (Panunzi), d’accordo con Forza Italia (Battistoni), vuole nominare prima delle elezioni comunali. L’assemblea dei sindaci è stata infatti convocata per il 17, solo nove giorni prima del voto. La circostanza non è di poco conto. A scegliere il nuovo cda saranno infatti, tra gli altri, 27 primi cittadini in scadenza, gente che, in larghissima parte, dopo il 26 maggio dovrà lasciare la poltrona che occupa. Non sarebbe, allora, più rispettoso della volontà degli elettori aspettare qualche giorno in più in modo che il da farsi lo decidano i nuovi primi cittadini? Certo, ma Panunzi e Battistoni, temendo di uscire ridimensionati dalle elezioni, vogliono mettere in sicuro le poltrone prima di un eventuale cambiamento di equilibri all’interno dell’assemblea. Di contro, si stanno opponendo a questa scelta la Lega (soprattutto) e Fratelli d’Italia, senza considerare che sulla vicenda è intervenuto nei giorni scorsi anche il prefetto, che non a caso ha invitato tutti ad attendere l’esisto delle elezioni comunali.
Tolli invece no. Esattamente come Panunzi, ritiene che la Talete debba subito avere il nuovo cda, avallando con ciò il grande inciucio del consigliere regionale con il senatore di FI. Il sub commissario, insomma, vestendo i panni di don Abbondio, accodandosi cioè alla decisione del “signorotto” locale che vuole dettare legge, non prende posizione e lascia fare chi ha già deciso. Il problema è che non si capisce chi l’abbia autorizzato a fare così. La segreteria regionale è stata informata? Si è preoccupato di sapere che ne pensano a livello nazionale? Come fa, all’indomani di un congresso dove è stato detto a chiare note che andava bandito ogni tipo di inciucio con la destra (compresa Forza Italia) a fare l’esatto contrario?
Sentitelo: “Occorre completare l’Ato, irrobustire l’azienda, reperire finanziamenti per rendere la gestione del sistema idrico integrato efficiente, conveniente e più prossima ai cittadini. Questa è la sfida che gli enti locali, a prescindere dall’appartenenza politica dei sindaci, devono essere in grado di vincere nell’interesse del territorio e delle comunità che rappresentano. L’assemblea dei soci della Talete segna quindi un passaggio importante nella vita della società. Le vicende che hanno portato alle dimissioni anticipate del presidente Parlato richiedono a tutti gli enti locali un’assunzione di responsabilità per non disperdere il lavoro proficuo degli ultimi anni e per garantire una prospettiva sicura alla gestione di un servizio fondamentale per le nostre comunità. L’unico modo per farlo è attraverso la scelta di un nuovo management competente e autorevole, qualificato e libero da condizionamenti politici”.
Avete capito bene: Tolli parla di necessità di liberare il management della Talete dai condizionamenti politici. Un’affermazione che suona come una beffa se è vero che nulla c’è di più politicamente condizionante di una scelta imposta dall’alto per meri giochi di potere. Non è forse un disegno politico l’elezione del cda una settimana prima delle elezioni per cercare di salvare le poltrone? Non è un gioco politico, peraltro senza l’avvallo dei vertici del partito, decidere che il Pd debba allearsi con Forza Italia? Non è un gioco politico far passare sulla testa di tutti un accordo che ha solo l’obiettivo di mettere al riparo patti già sottoscritti per paura che le trame e le strategie messe in atto da Panunzi e Battistoni finora saltino in aria? E poi, alla luce di quanto è accaduto con la scelta del precedente management (tecnico e di alto profilo si è sempre detto a proposito di Parlato), come si fa a parlare a priori di competenza ed autorevolezza? La giudicano Battistoni e Panunzi la competenza del futuro presidente? Quali competenze hanno loro per farlo?
In definitiva, Tolli predica bene e razzola male. Lo fa politicamente, quando avalla una linea a livello locale agli antipodi di quella decisa a livello nazionale; e eticamente, laddove se ne frega delle regole democratiche che vorrebbero che a decidere fossero gli eletti dal popolo e non chi sta per tornare a casa.