
Oltre 3600 ingressi e un incasso che sfiora i 14mila euro. Visitatori da tutta Italia. Una copertura stampa che ha coinvolto Rai, Mediaset, La7, i principali telegiornali e quotidiani italiani, come Repubblica, Corriere della Sera, Libero, Il Giornale, Il Tempo, Il Messaggero, e altri, e sul web, con quasi 15 mila accessi alle pagine del sito del museo di Palazzo Doebbing. La visita di oltre quaranta rappresentanze militari – guidate dal Generale di brigata della Somalia Scech Aues Mao’ Mahad -, da tutto il mondo, dalla Spagna al Qatar, dal Perù agli Stati Uniti d’America, per l’iniziativa “Sutri abbraccia il mondo”.
Questi sono i numeri dei primi otto giorni di “Dialoghi a Sutri”, la nuova stagione di mostre del museo di Palazzo Doebbing, inaugurata lo scorso 25 aprile alla presenza di circa 1700 persone. Dice il sindaco Vittorio Sgarbi: “Posso dire con certezza che la Biennale di Venezia non sarà altrettanto stimolante come i ‘Dialoghi a Sutri’. Qui, certamente, il rapporto con la cultura è un esempio per tutta Italia e per tutta Europa”.
La nuova stagione espositiva prevede 11 mostre temporanee, con i capolavori di grandi maestri senza tempo, posti in un dialogo che rappresenta la continuità dell’arte: “Una mostra strutturata secondo la mia idea, che non è quella del sindaco ma del critico – afferma Sgarbi – che immagina che tutta l’arte sia contemporanea e che quindi passato e presente siano coincidenti nel rapporto che l’artista instaura con chi lo guarda”.
Tiziano, Scipione Pulzone, Henri Rousseau, la cui Incantatrice di serpenti rappresenta l’emblema dei “Dialoghi a Sutri”, Antonio Ligabue, Fausto Pirandello, Ottone Rosai, Francis Bacon, Renato Guttuso, Ernesto Lamagna, Luca Crocicchi e Carlos Solito, in un dialogo essenziale ed esistenziale che fa di “Dialoghi a Sutri” una delle stagioni espositive più importanti nel panorama dell’arte internazionale. Nelle antiche stanze di Palazzo Doebbing, sarà possibile ammirare i tesori dell’arte antica e sacra: nasce infatti il “Museo di arte antica e di arte sacra”, sezione permanente del museo di Palazzo Doebbing, che ospita capolavori della Tuscia, provenienti dagli edifici della Diocesi di Civita Castellana, e i tesori dell’antica Sutri, su tutti l’Efebo del I secolo d.C., a testimonianza della millenaria identità sutrina, capace, oggi, di ergersi a capitale italiana dell’arte.
“La novità, non solo nell’ipotesi dei dialoghi che si possono immaginare fra i diversi artisti, è anche la definizione in modo stabile delle prime tre sale del museo della Diocesi, denominato, come credo sia più giusto, ‘Museo di arte antica e di arte sacra’. Capolavori come il Salvatore del Duomo di Sutri, il Salvatore di Capranica, i dipinti di Antoniazzo romano e di Sano di Pietro, sono museo, ormai, stabile, che sarà aperto, gratuitamente, anche quando non ci saranno le mostre, che durano circa sei mesi, nella parte invernale tra gennaio e aprile”, conclude il critico d’arte.