La mafia a Viterbo? Non c’è, disse il sempre ottimista Arena all’indomani dell’arresto di Trovato & C. Lo stupro nella sede di CasaPound? Roba tra ragazzi si azzardò a sentenziare a caldo, ancora il primo cittadino, salvo poi riconoscere la gravità di quanto accaduto e aderire alla manifestazione di sabato pomeriggio contro la violenza.
Se è vero che un sindaco è l’espressione della città che l’ha votato, allora si può concludere senza possibilità di smentita che Viterbo tende a far finta di non vedere il degrado in cui è piombata. Il ridente capoluogo di provincia “più bello del mondo” che sogna di finire sulle prime pagine del Paese per le sue ricchezze, vere o presunte che siano, trova invece la ribalta, puntualmente, solo per avvenimenti di cronaca nera. Non sarà il caso di porsi qualche domanda e di darsi qualche risposta?
Purtroppo Viterbo, al di là degli stranieri a cui si addossano tutte le colpe – senza rendersi conto che a trasformare San Faustino in un quartiere Bronx sono stati gli stessi viterbesi che l’hanno abbandonato, affittando le case a nero al primo che capita – è colpita, come tante altre realtà, da un vuoto morale che non dipende né dagli stranieri, né dai barconi che attraccano nei nostri porti.
Di questa città colpisce la tendenza di molti, classe dominante prima di tutti, a non accorgersi che i problemi arrivano da lontano e che poco o nulla si fa per prevenirli. La violenza di CasaPound altro non è che il risultato di un tessuto sociale che non fa i conti con le proprie debolezze; ossia della mancanza di solide opportunità per le nuove generazioni, a cui d’altro canto tutto viene concesso dalle famiglie in virtù di quel benessere accumulato in passato che ora viene usato per pagare i debiti del presente; dell’assenza di valide politiche volte ad offrire occasioni di svago e di crescita; di una certa tendenza all’isolamento, tipica delle cittadine di provincia; e dell’incapacità di prendere atto dei propri limiti.
Ecco perché ci si trova di fronte a un fenomeno, quello della violenza, che non può essere più liquidato, come si è tentato di fare finora, come semplice follia giovanile. C’è qualcosa di più grande che chiama in causa un evidente decadimento di valori che sembra purtroppo essersi impossessato della società viterbese. La banalità del male sembra essersi insinuata a tal punto da aver completamente stravolto le più elementari regole del vivere civile. Di questo bisogna preoccuparsi. Bisogna preoccuparsi del fatto che è cresciuta senza rendersene conto una generazione di giovani al cui interno, per i più svariati motivi, ci sono soggetti che sembrano aver elevato al rango di normalità ciò che normale non è e non può essere.
In tutto ciò dove sta la famiglia? E le istituzioni, l’ente pubblico, che fanno per invertire la rotta?