Due piazze per dire no alla violenza. Quella di sabato per lo stupro nella sede di CasaPound. Quella di ieri sera per l’assassino di Norveo Fedeli, il commerciante di via San Luca ucciso da un 22enne americano che gli doveva 600 euro. Due piazze bipartisan, ma con delle precisazione: nella prima più sinistra, nella seconda più destra. I cittadini
hanno risposto calorosamente sia all’una che all’altra. E la politica si è messa in passerella.
Diremo una cosa che a molti non piacerà, ma fa un certo effetto assistere a sfilate di tanti politici in proteste che, al di là dei due fatti che le
hanno originate, nell’immaginario dei cittadini assumono il valore di un urlo disperato contro il sistema che nel bene e nel male essi stessi (i politici, cioè) rappresentano. Ma la moda del momento è questa: cavalcare i sentimenti popolari sebbene essi non siano altro che la conseguenza delle azioni (o non azioni) del sistema politico.
Mettiamola così: cosa hanno fatto e cosa hanno intenzione di fare tutti questi politici, che ieri e l’altra sera si sono messi in mostra a capo dei cortei, per risolvere alla base i problemi di questa città e di questa provincia? Cosa stanno facendo i parlamentari viterbesi e gli altri esponenti dell'”establishment” per far uscire la Tuscia dalla crisi che l’attanaglia? Quali opportunità di lavoro, ad esempio, hanno in mente di offrire ai giovani? Quali occasioni di crescita e socializzazione? E soprattutto: quali esempi possono offrire con il loro attaccamento alla poltrona e le loro perenni liti per il potere alle nuove generazioni che li osservano?
Ecco, noi crediamo che questa classe politica nel suo complesso abbia poco da dire e poco da offrire. Per cui, dopo aver conquistato questi piccoli ed ulteriori momenti di gloria, chiediamo loro di finirla così e di non scendere da oggi in poi nel ridicolo con ulteriori dichiarazioni di cui nessuno sente la necessità. La violenza non è solo frutto della follia – talora può essere così, è vero – ma il più delle volte è la conseguenza di un vuoto morale, e materiale, di cui la politica dovrebbe occuparsi, ma che invece a Viterbo (forse più che altrove) fanno tutti finta di non vedere. Per incapacità, sicuramente, ma anche per egoismo: meglio lavorare per sé stessi – pensa questa classe politica – che per gli altri. Meglio tenersi stretta la poltrona che mettersi davvero al servizio della comunità.
Sia chiara dunque una cosa: per stare apposto con la coscienza non bastano le sfilate. Servono i fatti. Aspettiamo di vederli. Aspettiamo di vedere da tutta questa “bella” gente che per grazia ricevuta siede su certe poltrone quello che sono davvero capaci di fare. Arroganza, superbia, alterigia, interesse particolare, gestione del potere: vediamo se saranno capaci di rinunciare a tutto ciò. Parliamo della stessa arroganza, della stessa superbia, della stessa alterigia, dello stesso interesse particolare e della stessa gestione del potere che stanno rubando il futuro ai giovani.
A Viterbo vigono tanta omertà, reticenza e paura. Tutti mali che trovano terreno fertile perché chi governa pensa più ai fatti propri che a quelli degli altri. Ecco perché, come dicevamo prima, la protesta di ieri sera, come quella di sabato, altro non è, a ben vedere, che una paradossale protesta della classe politica viterbese contro sé stessa.