
Sarà convalidato tra lunedì e martedì l’arresto di Michael Aaron Pang, 22 anni, cittadino statunitense di origine sudcoreane, fermato ieri mattina a Capodimonte, dove era arrivato a febbraio, per l’omicidio di Norveo Fedeli, il commerciante di 74 anni ucciso venerdì a colpi di sgabello nel suo negozio di abbigliamento in via San Luca a Viterbo.
Il caso può considerarsi chiuso. Decisive si sono rivelate le immagini registrate dalla telecamera di una via adiacente a dove è avvenuto l’omicidio, così come importante è stato il tempismo delle forze dell’ordine, che in appena 24 ore sono riuscite a dare un nome all’assassino, all’interno del cui alloggio (una stanza in un bad & breakfast a Capodimonte) hanno ritrovato addirittura alcuni vestiti sporchi di sangue e il portafoglio della vittima.
Nonostante ciò le indagini continuano. Gli inquirenti, al di là del movente – un debito di 600 euro che il giovane sudamericano aveva con Fedeli per acquisti non soldati in almeno tre occasioni – vogliono capire il modo in cui vittima e carnefice erano venuti i contatto, indagando sulla loro conoscenza, che è senz’altro recente visto che l’americano è in Italia solo da poco tempo. Per ora si procede per i reati di omicidio volontario e rapina, ma si continua a scavare in ogni direzione.
Michael Aaron Pang si spacciava per grafico pubblicitario. Con Fedeli, sulla base di alcune testimonianze, prima del giorno dell’omicidio si sarebbe visto almeno altre due volte, il 30 aprile e il 2 maggio. Ieri mattina, dopo l’arresto, è stato portato nella caserma di Capodimonte e interrogato dal pm Eliana Dolce alla presenza del maggiore dei carabinieri Marcello Egidio, del dirigente della squadra mobile, Fabrizio Moschini, e di un interprete. Ad assisterlo gli avvocati Lia Ladi e Remigio Sicilia. Si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L’arma utilizzata per colpire Fedeli sarebbe stata uno sgabello in ferro. Secondo la ricostruzione dell’accaduto, il giovane è arrivato nel negozio in via San Luca venerdì all’ora di pranzo. Sarebbe nata una discussione, a cui sarebbe seguita una colluttazione, quindi i colpi di sgabello. Il corpo della vittima sarebbe stato infine trascinato dietro al bancone.