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Home » Politica » Il padre di Riccardo Licci al Corriere della Sera: “Sì, gli ho detto di buttare il telefono. Ma i video non li ho visti”

Il padre di Riccardo Licci al Corriere della Sera: “Sì, gli ho detto di buttare il telefono. Ma i video non li ho visti”

3 Maggio 2019

Come riporta il Corriere della Sera “Roberto Licci, 54 anni, padre di quello che secondo i magistrati è uno degli stupratori di Viterbo – con il quale condivide la fede politica in CasaPound – non ne pronuncia molte, di parole, perché inizialmente dice che ‘noi dichiarazioni non siamo in grado di farne, non adesso, né io né la mamma’. Ma qualcosa, alla fine, la dice. E di fronte a una donna che denuncia di essere stata violentata da suo figlio, la linea è questa: ‘La verità deve ancora venire fuori e ora come ora non sappiamo qual è. Saranno gli inquirenti a doverla accertare. C’è un’indagine in corso e ci affidiamo a loro'”.

I media, come fa notare ancora il Corriere.it “fanno anche il suo nome nel raccontare quello che per il pm è lo stupro al pub ‘Old Manners’ di Viterbo: Roberto Licci è tra coloro che hanno provato a coprire Riccardo, invitandolo a gettare via il telefono che, all’interno, aveva le quattro foto e i quattro filmati di quanto accaduto nella notte del 12 aprile. Il figlio Riccardo, 21 anni non ancora compiuti, è rinchiuso nel carcere Mammagialla di Viterbo da quattro giorni. Con lui c’è Francesco Chiricozzi, 19enne, consigliere comunale di Vallerano in quota CasaPound, che ha promesso le dimissioni ma non le ha ancora presentate. Per Roberto Licci, però, la realtà è diversa da quella descritta nell’ordinanza che ha spedito dietro le sbarre suo figlio assieme a uno dei suoi migliori amici. Secondo il gip Rita Cialoni, infatti, le immagini della notte al pub dei neofascisti sono state ‘condivise con una serie di soggetti terzi, ivi compreso il padre del Licci’. Lui oggi smentisce: ‘Io non ho né ricevuto né guardato quei video e quelle foto’. Ma ammette l’altra parte dell’ordinanza. Quella che elenca uno a uno i messaggi ricevuti da Riccardo su WhatsApp, tra cui quello del padre memorizzato in agenda come ‘papà’: ‘Riccardo, butta il cellulare subito’. Ma perché avrebbe dovuto disfarsi del telefono se era innocente? ‘Io non sapevo con precisione di cosa si trattasse. È vero che gli ho scritto di gettare via tutto ma credo di essermi comportato da padre. Ho commesso un reato con quel consiglio? Non credo proprio. Sono suo papà, cercavo solo di pensare a lui». Alla donna di 36 anni andata in questura a sporgere denuncia per violenza sessuale, invece, Roberto Licci non ha pensato. Oggi, ancora più che nei giorni scorsi, sembra concentrato esclusivamente sul figlio. Roberto Licci, assicuratore, si candidò come consigliere comunale alle elezioni amministrative della città dei papi nel 2018, lista CasaPound. Prese
diciannove preferenze. Ieri – ancora il Corriere – è andato con la famiglia a trovare il figlio Riccardo in carcere: ‘E’ provato. E noi siamo assolutamente dispiaciuti’. Dei contenuti del colloquio preferisce non parlare: ‘Mi spiace, ma non dico quello che ci siamo detti io e mio figlio’. Com’è Riccardo? ‘Un ragazzo tranquillo, come ce ne sono tanti: non ci aveva mai dato problemi’. Sembra proprio di sentirlo parlare di una persona del tutto diversa dal profilo tratteggiato dal gip: ‘Personalità negativa’, ‘assenza di freni inibitori’, ‘pericolosità sociale’. Tanto a carico di Riccardo Licci quanto di Francesco Chiricozzi ci sono ‘precedenti di polizia per minacce, percosse e danneggiamento’. Ma Roberto Licci di questo nulla sa o nulla intende dire. ‘Non ci ha mai dato problemi’, ripete fino a quando non taglia corto: ‘Non abbiamo altre dichiarazioni da fare'”.

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