Anche in provincia di Viterbo è il trasversalismo la nota dominante di questa tornata elettorale. Cosicché, sulla scia dei cambiamenti che hanno e stanno interessando il quadro politico nazionale, sembra definitivamente tramontata, almeno in apparenza e quantomeno per ora, la storica contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra. I “nemici” da battere ora sono per tutti il Movimento 5 Stelle e la Lega ed è per lo più per questo motivo che sono saltati a livello comunale quasi tutti gli equilibri a cui ci si era abituati negli ultimi venti anni.
Il trasversalismo si manifesta sotto forma di liste civiche, in particolare nei paesi più piccoli, il che è ancora più significativo se si considera che nel complesso gli unici a scendere in campo con i propri simboli sono quasi sempre proprio la Lega e il M5S. La prima, sperando di cavalcare il consenso che ancora ruota attorno a Salvini, cerca con questa tornata di radicarsi sul territorio attraverso nomi generalmente diversi da quelli fin qui conosciuti, sfruttando in ciò anche l’insoddisfazione della gente nei riguardi dei professionisti della politica. Sarà interessante vedere se si tratta di scelte destinate a pagare o no, dato che non sempre a livello locale il nuovo fa rima con consenso. D’altra parte, se è facile comprare a scatola chiusa laddove il contenuto della scatola è lontano da noi e quindi sconosciuto, è più difficile farlo nei piccoli centri dove tutti conoscono tutti e dove la credibilità va necessariamente oltre la novità.
Ovviamente, il trasversalismo fa anche rima con “divisionismo”. E così nei comuni più grandi, e come tali strategicamente più importanti, si assiste a una guerra di tutti contro tutti, come dimostrano le 5 liste di Civita Castellana, Tarquinia e Nepi. La stessa Tuscania, che va inserita nella fascia dei centri più significativi, ne vede scendere in campo quattro.
A Civita Castellana desta interesse la profonda lacerazione del centrodestra: da un lato la Lega e FdI con Caprioli, dall’altro FI con Parroccini. Situazione, questa, che va a vantaggio di Antonio Zezza del Pd, il quale, partito in affanno a causa dell’eredità lasciatagli da Angelelli, potrebbe trovarsi, pure grazie al rinnovamento messo in atto con la scelta dei candidati a consigliere, a brindare più per le altrui disgrazie che per le proprie virtù. In generale, sembra plausibile ritenere che la partita si chiuderà al ballottaggio, dove il centrodestra potrebbe pur sempre ricompattarsi (o attorno a Caprioli o attorno a Parroccini).
Guerra di tutti contro tutti a Tarquinia. Spaccato in due il centrosinistra, con Celli da un lato e Maurizio Conversini dall’altro, e spaccato in due il centrodestra: Moscherini contro Giulivi. La partita è aperta e pure qui sarà probabilmente il ballottaggio a decidere il nome del prossimo sindaco.
Interessanti i casi di Bagnoregio: attorno ad Alessandro Landi, benedetto dalla Lega, si è consolidata l’area anti Bigiotti che vede tra i propri punti di riferimento l’ex sindaco storico del paese Erino Pompei; e di Tuscania: in questo caso si profila uno scontro fino all’ultimo voto tra il sindaco uscente Fabio Bartolacci e l’eterno Regino Brachetti. Quest’ultimo è forte proprio per la trasversalità della squadra messa in campo (dalla destra alla sinistra, passando ovviamente per il centro), mentre il primo, candidato da FI e FdI, paga pegno in questo momento per la fuoriuscita di diversi personaggi più o meno influenti.
Merita infine una notazione Nepi: qui pure sono spaccati sia il centrodestra che il centrosinistra. Sicuramente queste elezioni non saranno una passeggiata per il sindaco uscente Pietro Soldatelli, che si è visto sfilare da una donna, Alessandra Alimelli, vari pezzi da novanta del centrosinistra; né saranno semplici per Franco Vita, che deve affrontare la concorrenza in casa di Nicola Polici, candidato dalla Lega.