• Facebook
  • Twitter
  • Google+
  • YouTube
Il Viterbese
  • Politica
  • Cultura
  • Società
  • Cronaca
  • Territorio
  • Tempo Libero
  • Politica
  • Cultura
  • Società
  • Cronaca
  • Territorio
  • Tempo Libero
Il Viterbese
  • Politica
  • Cultura
  • Società
  • Cronaca
  • Territorio
  • Tempo Libero
  • Politica
  • Cultura
  • Società
  • Cronaca
  • Territorio
  • Tempo Libero
Home » Italia » Don Maffeis: “De Gasperi un politico che faceva spazio all’uomo”

Don Maffeis: “De Gasperi un politico che faceva spazio all’uomo”

8 Aprile 2019

Dal domaniditalia.eu riprendiamo e pubblichiamo l’intervento di don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali della Cei, in occasione della presentazione dell’Edizione nazionale dell’epistolario di Alcide De Gasperi presso l’Archivio storico del Quirinale (5 aprile 2019)

di don Ivan Maffeis

Signor Presidente, Signora De Gasperi, Signori e Signore.

Qual è, dunque, il segreto di uomini come De Gasperi?

Una traccia di risposta passa proprio dall’epistolario in quanto tale: prima ancora di entrare nel contenuto delle lettere, non si può non rimanere colpiti dal loro insieme, dalla loro espressività. Nessuna di esse è formale: c’è sempre un pensiero, un’espressione, un monito, un richiamo, un incoraggiamento. Le lettere testimoniano il rispetto profondo, assoluto, dell’Autore per la persona e la sua dignità, per la comunità e i suoi valori; dicono di relazioni non sporadiche, ma fedeli nel dispiegarsi del tempo e delle situazioni. La prosa di questo corpus esprime come l’arte del governo sia frutto di esercizio, di una lettura intelligente e libera degli avvenimenti politici ed ecclesiali, ma anche di prossimità, di immaginazione emotiva, di capacità di ascolto e di comunicazione cercata, attesa e coltivata, nel segno della reciprocità.

La parabola di De Gasperi racconta di quanto quest’uomo non abbia avuto timore di allargare lo spazio vitale della sua comunità. Da Pieve Tesino a Vienna, da Vienna a Roma, da Roma all’Europa. Un politico che faceva spazio all’uomo, oggi si direbbe un politico inclusivo. Si era formato in un Impero in crisi, attraversato da cambiamenti politici, amministrativi e istituzionali: l’annessione del Trentino all’Italia, l’occupazione da parte del regime fascista di ogni sfera della vita sociale, il conseguente venir meno della presenza organizzata dei cattolici. Denigrato, umiliato, minacciato, perseguitato e conobbe sulla propria pelle l’ottusità dei forti e la pusillanimità dei meschini. Immerso nel cattolicesimo sociale, capiva il senso del disegno della Chiesa di ricostruire un’egemonia diversa sulla società, ma sapeva che passare da un piccolo Stato pontificio ad una «nuova cristianità» non sarebbe stato possibile senza la giusta dose di libertà, di indipendenza e di rispetto della laicità della comunità dei credenti. De Gasperi colse il paradosso della Chiesa di quel tempo, che voleva mobilitare i cattolici senza dare loro gli strumenti necessari per essere cittadini responsabili e protagonisti. Abbracciò la politica quale approdo del sentimento morale e sociale dei cattolici di fine Ottocento; la visse come una missione, “la forma più alta ed esigente di carità” (Paolo VI) con cui declinare i principi dell’umanesimo cristiano; la scelse soffrendone i limiti, eppure senza mai rinunciare al dialogo e all’alleanza – anche di governo – con altre tradizioni culturali e politiche, purché di accertata estrazione liberaldemocratica.

Da queste lettere avvertiamo emergere una statura morale di cui oggi sentiamo la carenza.  Ci chiediamo come facesse a lavorare con quella intensità, quel rigore e quell’attaccamento al dovere, compiuto con modestia e umiltà, fino al sacrificio di sé. L’epistolario ce ne mostra la coscienza educata e libera, l’autonomia intellettuale, le convinzioni che lo animarono; ci fa sentire che cosa significhi donarsi alla politica, scelta a caro prezzo, pagata spesso con la solitudine. Come si fa a resistere al peso della politica? Come evitare di diventare cinici? In realtà, la generazione di De Gasperi aveva ispirazioni forti, vivo senso di responsabilità, respiro politico di lungo periodo, sostenuto con lealtà e coraggio, con fermezza di volontà e di carattere. Credeva nella storia e nelle sue leggi, più che nella tecnica e nei suoi padroni.

Ci possiamo chiedere da dove venissero la sua serenità d’animo, la sua sicurezza interiore e la sua condotta esemplare, nella vita privata come in quella pubblica. La risposta è nell’inchiostro stesso di queste lettere, nella fede cristiana genuina e coerente, priva di retorica, profonda e mai ostentata. La risposta è nell’affetto della sua famiglia, nell’amore alla Chiesa e, in definitiva, in una grande intuizione ideale. Molte sue lettere rivelano fatica e preoccupazione, ma De Gasperi sa che non può permettersi di rivelarsi debole sui principi. Opera in un contesto geopolitico difficilissimo, ma più degli eserciti e dei dittatori teme l’incontro della povertà con l’ingiustizia. Mostra di aver bene in mente le radici conflittuali della politica moderna e sa che l’unico modo per evitare la violenza è quello di prendere sul serio i valori positivi delle rivoluzioni per svuotarle del loro veleno. Avverte l’operare insieme, nel quadro di uno Stato di diritto e con istituzioni forti, come l’unico modo perché la comunità possa trasformarsi in società civile. Corre alla mente la definizione di un altro grande trentino, Antonio Rosmini, il quale – ben prima di Maritain o di Mounier – diceva che «la persona umana ha nella sua stessa natura tutti gli elementi costitutivi del diritto: essa è il diritto sussistente, l’essenza del diritto».

Le lettere, cari Amici, ci consegnano anche la pazienza e la costanza di De Gasperi. Egli sa che deve provarci sempre, come sa che non tutto è nelle sue mani. Si affida all’intelligenza degli interlocutori. Scommette sugli avversari politici e cerca di anticiparne le mosse. Li osserva, li studia, li stupisce. Invecchiare – e forse non soltanto in politica… – significa conoscere, capire e comprendere meglio gli altri.

Nella lectio degasperiana del 2016, Lei – Signor Presidente – ci ricordava che le basi morali della democrazia sono il vero patrimonio dell’Europa: “Non le banche o le transazioni commerciali hanno determinato l’Unione europea – sottolineava – ma uomini politici e parlamentari lungimiranti: non sono le crisi finanziarie che potranno distruggerla, ma soltanto la nostra miopia nel non riconoscere il bene comune”.

Il peggior tradimento di De Gasperi e dei padri della Repubblica sarebbe di ritornare ai loro tempi, alla lotta tra le nazioni sulla pelle dei giovani, così da rendere inutile un secolo di passioni per la pace e l’uguaglianza. Il rischio c’è, ma dal proprio tempo non si può uscire che in avanti.

Queste lettere ancora interpellano la nostra risposta.

Condividi:

  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)

Mi piace:

Mi piace Caricamento...
« Previous Post
Next Post »
Articoli recenti
  • L’Europa di De Gasperi, il futuro dell’Europa (video)
  • Fioroni sul 25 aprile: “De Gasperi istituì una festa di unità”
  • L’interesse di partito non può prevaricare la libertà di coscienza
  • L’intervento di Giuseppe Fioroni al convegno “L’appello di Sturzo, tra progressisti e conservatori”.
  • Fioroni: “Costruire la fratellanza per sperare in un futuro migliore”
  • Il 18 dicembre incontro del Centro Studi Aldo Moro: “Osare la Pace, vivere la Fratellanza”
  • Morte di Nando Gigli, Fioroni: “Un amico che sapeva investire nei giovani”
  • Calenda e Renzi, l’imperativo dell’unità in vista delle elezioni europee
  • Fioroni fa il pontiere al centro e lancia la formazione Tempi Nuovi
  • Autonomie, unità, transizione. Le conclusioni di Fioroni all’incontro di Tempi nuovi (video-2)
  • Autonomie, unità, transizione. L’intervento di Fioroni all’incontro di Tempi Nuovi (video-1)
  • Napolitano, uomo delle istituzioni e autorevole interprete del rinnovamento della sinistra
  • Camaldoli porta allo scoperto l’esigenza di una nuova politica d’ispirazione cristiana
  • La sinistra sceglie Cappato, anche per questo i popolari devono tornare uniti
  • A Roma il convegno di Tempi Nuovi: Autonomia, Unità, Transizione
  • Fioroni al dibattito “Palla al Centro” promosso da Italia Viva
  • Morte Moscatelli, Fioroni: “È stato maestro di vita”
  • Francesco Verderami a colloquio con Giuseppe Fioroni, “Tempi nuovi per l’Europa, nel segno di De Gasperi”
  • Il ritorno in campo dei Popolari: “Noi, catalizzatori di questo ceto medio disarticolato”
  • Fioroni punta alle Europee con il nuovo centro. I “Popolari uniti” corteggiano FI, Calenda, Renzi e Moratti
Menù
  • Politica
  • Cultura
  • Società
  • Cronaca
  • Territorio
  • Tempo Libero
Meteo

booked.net

Contatti

www.ilviterbese.it

Redazione | Contatti

info@ilviterbese.it

redazione.ilviterbese@gmail.com

GALLERY
L’Europa di De Gasperi, il futuro dell’Europa (video)
Fioroni sul 25 aprile: “De Gasperi istituì una festa di unità”
L’interesse di partito non può prevaricare la libertà di coscienza
Editore: Centro Studi Aldo Moro C. F. 90122270565
Registrazione Tribunale di Viterbo n. 1 del 5 Giugno 2018 | Copyright © 2018 - Il Viterbese.it - All rights reserved
Scroll to top
Skip to content
%d
    Open toolbar Accessibilità

    Accessibilità

    • Aumenta TestoAumenta Testo
    • Diminuisci TestoDiminuisci Testo
    • Scala di GrigioScala di Grigio
    • Più ContrastoPiù Contrasto
    • NegativoNegativo
    • Sfondo BiancoSfondo Bianco
    • Evidenzia LinkEvidenzia Link
    • Testo LegibileTesto Legibile
    • Reset Reset
    Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.