VCon un aumento del 4,4% le imprese straniere presenti nella provincia di Viterbo confermano il loro trend di crescita, in linea con quanto avviene nel Lazio e nel resto d’Italia. È quanto emerge dalle rilevazioni di Unioncamere e Infocamere sulla base dei dati presenti nel Registro imprese delle Camere di commercio, tra cui quella di Viterbo. Sono infatti 2.671 le imprese straniere registrate nella Tuscia al 31 dicembre 2018, rispetto al 2017 quando ammontavano a 2.558. Pur mostrando ritmi di crescita inferiori rispetto al passato, aumenta la loro incidenza percentuale sul totale delle imprese registrate arrivata al 7%, indice di una popolazione immigrata sempre più attiva nello scenario economico locale, anche se inferiore alla media regionale (12%).
Quando si parla di “imprese straniere” s’intende l’insieme delle realtà imprenditoriali in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50% mediando le composizioni di quote di partecipazione e cariche attribuite.
Il settore in cui le imprese di stranieri sono maggiormente presenti in termini di incidenza percentuale è quello delle costruzioni (704 imprese, il 14,5% di tutte le imprese iscritte), seguito dal commercio (936 imprese con incidenza dell’11,6%). Seguono il settore dei servizi alle imprese (6,9%), del turismo(5,7%) e i trasporti e spedizioni (4,6%).
Per quanto riguarda la forma giuridica in termini percentuali si registra la forte presenza di imprese individuali, oltre l’80%, mentre le società di capitali rappresentano il 14% e le società di persone appena il 5% circa.
Rispetto alle nazionalità occorre fare riferimento alle persone titolari di imprese individuali, in quanto per queste è possibile associare la nazionalità. È dalla Romania (603), dal Marocco (279), dall’Albania (113) e dalla Cina (87) che provengono le comunità più numerose di imprenditori immigrati. Per queste nazionalità esiste una specializzazione produttiva: la comunità imprenditoriale rumena e albanese è molto presente nel settore delle costruzioni e della ristorazione, mentre quella marocchina, cinese e senegalese opera nel settore del commercio.