“Tutta la conca del lago di Vico, riserva naturale, ora divenuta parco, è tutelata da una infinità di leggi, che però sono solo sulla carta e non hanno impedito il progredire dell’eutrofizzazione e l’avanzamento dell’inquinamento, tanto da temere che la sua morte sia sempre più vicina. Eppure c’è chi ancora nega l’evidenza; nega l’esistenza stessa dell’inquinamento; nega che questo sia stato determinato in gran parte dai sistemi di coltivazione usati nella conca del lago, nonostante una infinità di studi scientifici lo dimostrino”.
Nel dibattito che in provincia di Viterbo si fa sempre più ampio su colture intensive (in particolare sull’espandersi della manocoltura della nocciola), abuso di fitofarmaci e danni all’ambiente, c’è da registrare anche la voce di Raimondo Chiricozzi. Presidente del Comitato provinciale Aics (Associazione italiana cultura e sport) e del Comitato acqua potabile, da tempo Chiricozzi sta conducendo una campagna per avvisare sui danni che certe pratiche in agricoltura stanno causando all’ecosistema locale.
Sono, le sue, considerazioni molto amare, ma dalle quali emerge anche un pizzico di speranza per il futuro, soprattutto dopo le recenti iniziative promosse da artisti, amministratori e singoli cittadini.
“Desideriamo ringraziare – spiega Chiricozzi – chi ha nuovamente posto all’attenzione i fatti, la regista Alice Rohrwacher per prima e i sindaci del lago di Bolsena che hanno manifestato contrarietà alla messa a dimora degli alberi di nocciolo. Li ringraziamo perché ci fanno ritornare sull’argomento lago di Vico e acqua distribuita nelle case dei cittadini di Ronciglione e Caprarola. I filtri istallati dai due Comuni sono costati una enormità alla collettività e nonostante ciò ancora non distribuiscono acqua potabile, perché non riescono ad eliminare le microcistine cancerogene che hanno preso possesso del lago. Da tempo chiediamo assieme ad altre associazioni e ai Medici per l’Ambiente che non venga più distribuita acqua del lago di Vico”.
Il presidente Aics sostiene che occorre trovare alternative a questa, non escludendo l’utilizzo di autobotti con acqua potabile. E poi pensare al risanamento del lago: “Anche in questo campo ci sono tanti studi e progetti che potrebbero dare i risultati sperati. Occorre inoltre eliminare l’apporto di inquinanti alle acque del lago. Per far ciò è necessaria una netta inversione delle scelte politiche, inevitabile per tutelare veramente flora e fauna e la salute per l’uomo, gravemente compromessa, come dimostrato da tantissimi studi e dati statistici e rilevamenti che si susseguono da anni”.
Chiricozzi torna a rivolgersi alle istituzioni comunali, provinciali regionali e statali, compreso il prefetto di Viterbo che ha in mente di istituire un tavolo per affrontare il problema.
Si tratta di richieste che entrano in aspetti tecnici e legislativi della materia, ma che riportiamo perché sono quelle che porterebbero a un sensibile ridimensionamento del problema: “In particolare – scrive Chiricozzi – riteniamo necessario che la Regione Lazio prenda in considerazione la necessità di rivedere, migliorandola, la deliberazione 539 del 2 novembre del 2012. Proprio a causa di questa, anziché la tutela del lago, si è verificata la scappatoia che permette ancora oggi l’uso di pesticidi e fertilizzanti a danno dell’ambiente e della salute, in primis degli stessi agricoltori. Il Piano di utilizzazione aziendale (Pua) redatto dal Comune di Caprarola e approvato anche dal Comune di Ronciglione per tutti gli agricoltori, obbligati dalla stessa legge a dotarsene, non ha risolto il problema”.