Dopo la nomina del vicepresidente reggente, Giuseppe Fraticelli, andato ad esercitare momentaneamente le funzioni di Salvatore Parlato (arrestato a Roma per vicende riferite al Crea), sulla Talete è calato il silenzio. Ma in fondo non poteva essere diversamente visti i personaggi che dovrebbero occuparsi della questione. Parliamo di Re Travicello e Sor Tentenna, che, prigionieri del loro ruolo e soprattutto del loro modo di essere, non sono ancora riusciti a spiegare ai cittadini, che hanno bisogno di un servizio idrico efficiente e che vedono invece solo aumentare le bollette che gli arrivano a casa, che fine abbia fatto Parlato.
E’ decaduto? E’ sospeso? E’ ancora presidente? In realtà, scopriamo che, zitti zitti, Tentenna e Travicello hanno scelto la strada maestra per fare come Ponzio Pilato, cioè per lavarsene le mani e non decidere: il presidente della Talete è stato dichiarato temporaneamente impedito, status che di solito si riserva a chi è malato. Ergo, per Travicello e Tentenna anche gli arresti domiciliari sono un banale impedimento alla stregua di un’influenza, tanto nel frattempo hanno trovato il vicepresidente vicario.
A nulla sono valse le interpretazioni date alle varie leggi e allo stesso statuto di Talete che parla dell’onorabilità richiesta ai consiglieri: Tentenna e Travicello la pensano diversamente, ritengono che i domiciliari siano un temporaneo impedimento. E mentre in altre sedi, per cose ben più banali, si chiedono le dimissioni per loro non esiste nulla di tutto ciò. Bisogna attendere la fine dell’impedimento.
Una cosa è certa: nel silenzio generale questo impedimento ha ottenuto l’unità di quasi tutte le forze politiche. Non parla il centrodestra, che si è “sacrificato” in questa fase a guidare Talete. Non parla, salvo qualche voce fuori dal coro, il centrosinistra. Non parlano i Cinque Stelle e non parla la Lega. Stanno tutti zitti e sapete perché? Pensano che dopo le amministrative del 26 maggio sarà eletto un nuovo Consiglio di amministrazione e dunque Parlato sarà fatto fuori.
Ovviamente, non è affatto detto che le cose andranno in questo modo. Nessuno ad esempio sembra aver messo nel conto che chiunque, nel momento in cui gli finisce l’impedimento temporaneo, ha diritto a tornare a fare il proprio lavoro. Il che, nel caso di Parlato, vuol dire che, per mandarlo via, alla luce del riconoscimento dello status di temporaneo impedimento gli andrebbe erogata una cospicua liquidazione. Altro che rinnovo del Cda. E a proposito di erogazioni, si sa che con il temporaneo impedimento si conserva, oltre che il posto di lavoro, anche lo stipendio: bene, sono stati presi provvedimenti al riguardo? No, sicuramente no. Travicello e Tentenna stanno tranquilli perché i manovratori nell’ombra li rassicurano.
Tutto ciò mentre le bollette salgono alle stelle.