“Avremmo preferito uno stile diverso da parte di tutti, con meno polemiche. La famiglia non è una squadra di calcio, è una realtà fondamentale che, anche partendo da sensibilità diverse, deve vederci uniti”.
Così il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, in un’intervista a Il Giornale sulla famiglia in vista del Congresso in programma a Verona dal 29 al 31 marzo.
“La natura e la rilevanza della famiglia impegna la classe politica a collocarla tra le priorità della propria agenda”, ha osservato il cardinale che si è detto preoccupato “quando si perde il senso delle istituzioni e invece di provare a trovare soluzioni comuni, a rammendare un Paese che sembra sempre più sfilacciato, ci si accapiglia e ci si divide accecati da ideologie. Questo è il tempo della sintesi, del trovare soluzioni comuni”.
Per il cardinale Bassetti, il problema “è che trasformiamo la famiglia in un’occasione di scontro e non di incontro. Da una parte chi la usa per legittimare le discriminazioni e le divisioni, dall’altra chi la considera ormai superata e retrograda… Ma in mezzo ci sono le famiglie vere, quelle che chiedono risposte, quelle che non arrivano alla fine del mese, le giovani coppie che vorrebbero mettere al mondo un figlio, quanti ancora sono costretti ad andare all’estero per trovare lavoro. Ecco, noi dovremmo dare risposte concrete a loro, andando oltre le rigide enunciazioni di principio o le provocazioni sterili”.
E ancora: “È davvero urgente e doveroso – ancora Bassetti – aiutare, curare e sostenere, in ogni modo possibile, la famiglia, introducendo politiche strutturali e di lungo periodo. A mio avviso, occorre andare oltre la logica del bonus e investire sul serio nelle famiglie, in particolare quelle con figli”. Bassetti, ha ricordato come il Forum delle Associazioni Familiari, continui “a proporre un patto per la natalità e una fiscalità a misura di famiglia: sono scelte che potrebbero rilanciare le nascite e dare una risposta alle giovani generazioni”. Per il presidente della Cei, “la famiglia la si difende mettendola nelle condizioni di vivere dignitosamente. Se un governo si impegna su questo fronte, farà bene senz’altro”. Nel concreto, “significa lasciarsi interrogare da temi quali l’inverno demografico, la difficoltà di accesso al lavoro, la discriminazione fiscale. Le famiglie non chiedono elemosina, ma un Paese che creda in loro. Lo si fa anche evitando di dimenticare le donne e la possibilità per loro di riuscire a conciliare il lavoro con la scelta di una famiglia e l’educazione dei figli. La via non può certo essere quella della maternità surrogata!”.
Affiancare nel quotidiano delle parrocchie “l’impegno educativo, con l’offerta di luoghi – scuole, oratori, sale della comunità -, iniziative, percorsi formativi e, soprattutto, la disponibilità generosa di tanti pastori. Nel contempo, la Chiesa deve essere un pungolo affinché la famiglia sia considerata una risorsa e non un problema”, ha spiegato ancora il presidente della Cei. “La famiglia riguarda tutti, non solo i cattolici”,
ha ribadito il presidente della Cei: “Migliorare la vita delle nostre famiglie vuol dire dare un futuro migliore a questo Paese. Ne è parte anche una diversa narrazione: per troppo tempo, abbiamo raccontato la famiglia come qualcosa di triste e superato. Non è così: sappiamo per esperienza quante criticità si aprono quando si lacera una famiglia. Anche come cattolici dobbiamo imparare a mostrarne maggiormente la bellezza”.