Nel dibattito sull’espansione della monocoltura della nocciola e dei suoi effetti sull’ambiente, un fotografia precisa delle nuove superfici occupate da questa coltivazione nella Tuscia è stata fornita sabato scorso da Maria Nicolina Ripa, docente dell’Università della Tuscia, nel corso del convegno “I noccioli del problema”, che si è tenuto al Palazzo dei Sette a Orvieto.
In realtà i dati riguardano solo i comuni che rientrano all’interno del Bio-distretto della Via Amerina e delle Forre – dati provinciali saranno pronti a breve -, ma sono comunque numeri interessanti per capire il fenomeno. Consistenti, è stato detto all’incontro.
Secondo quanto rilevato da questa ricerca condotta da studenti dell’Unitus, dal 2003/2004 all’anno scorso – “non sapiamo nel frattempo come la situazione sia evoluta”, ha spiegato la professoressa Ripa -, Nepi è risultato il comune in cui, in valori assoluti, la crescita dei noccioleti è stata maggiore, con un aumento di circa 700 ettari di nuove superfici coltivate.
Sotto Nepi troviamo poi un gruppo di comuni composto da Gallese, Vasanello, Fabrica di Roma e Civita Castellana, dove l’incremento varia da 200 a 400 ettari.
A metà classifica, Faleria, Vignanello, Orte e Corchiano: tutti sotto i 200 ettari.
Infine, i comuni dove l’espansione, sempre in termini assoluti, è stata minore, tra i 9 e i trenta ettari: Canepina, Vallerano, Castel Sant’Elia, Calcata.