Analisi a scrocco per parenti e amici all’ospedale di Belcolle. Lo scandalo – se si cerca di andare oltre la cronaca rappresentata dall’intervento della Guardia di finanza che ha denunciato due persone – ripropone l’esistenza di un problema molto grave, all’interno della Asl, su cui nessuno sembra volersi soffermare. Quello della mancanza, a quanto pare, di un sistema di controllo che eviti a monte il verificarsi di eventi di questo tipo.
Dopo lo scandalo degli assenteisti al reparto trasfusionale, le analisi a scrocco delineano un quadro molto inquietante di fronte al quale i vertici della Cittadella, invece che aspettare l’intervento delle forze di polizia, dovevano essere già intervenuti autonomamente. Ci si domanda: ma c’è bisogno dell’arrivo della Guardia di finanza per capire che ci sono cose che non funzionano? Che stanno a fare i dirigenti, i sotto dirigenti e tutta la filiera di comando? Perché dovremmo pagare tanto profumatamente gente che non è capace di controllare e gestire? Come mai non esiste nella più grande azienda della provincia di Viterbo, per numero di lavoratori e denaro movimentato, un meccanismo automatico che eviti alla base la possibilità per chiunque di approfittarsi del ruolo che ricopre?
In altri termini, bene le indagini della Finanza, ma che fanno quelli che sono preposti al controllo di gestione? Quali responsabilità si assumono? O anche: quali responsabilità hanno quando si palesano questi scandali? Possibile che la colpa è sempre delle pedine più piccole e mai di quelle più importanti? Possibile che la Asl debba emettere un comunicato per ringraziare le forze dell’ordine? Ma essa, la Asl, nell’eccezione più ampia possibile del termine, dove stava quando accadevano queste cose?