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Home » Politica » Accoglienza, Arci Viterbo costretta a gettare la spugna

Accoglienza, Arci Viterbo costretta a gettare la spugna

14 Marzo 2019

Accoglienza, davanti ai paletti del decreto Salvini l’Arci di Viterbo è costretta a gettare la spugna. L’associazione in una nota annuncia che non parteciperà al bando di gara della Prefettura per l’affidamento dei servizi di gestione di centri di accoglienza costituiti da singole unità abitative per la prima accoglienza di cittadini stranieri richiedenti la protezione internazionale sul territorio della provincia.

“Si tratta di una decisione sofferta, ampiamente discussa nell’associazione, tenendo conto del venir meno dell’opportunità di sostenere persone con cui si opera da oltre 30 anni e del lavoro per diversi operatori”, spiegano da Arci Solidarietà e dal comitato provinciale Arci. “Il bando – prosegue il comunicato – ridisegna le modalità di accoglienza in un modo troppo distante dai principi e dalla esperienza maturata negli ultimi 30 anni dall’Arci. Non prevede infatti nessuna delle attività, come i corsi di lingua e cultura italiana, la mediazione culturale, l’orientamento e la formazione lavoro, essenziali per creare le condizioni di una effettiva integrazione delle persone richiedenti la protezione internazionale, riducendo il ruolo dell’ente gestore e degli operatori a quello di mera sorverglianza e controllo”.

Si tratta di due approcci troppo distanti tra loro: “L’Arci ha operato negli anni per favorire un modello di accoglienza diffusa che, insieme a tutte le azioni rivolte all’integrazione dei cittadini stranieri nel contesto sociale e territoriale, favoriscono l’autonomia e la responsabilità delle persone e generano le condizioni per una sicurezza reale di tutti i cittadini. Il bando di gara, coerente con il Decreto Sicurezza di Salvini, tende a scoraggiare questo tipo di approccio, riconosciuto da più parti come il più efficace, a favore di centri di media e grande dimensione, come strutture alberghiere o simili, nei quali la concentrazione e il controllo delle persone offrono maggiori economie e guadagni a gestori privati, estranei e indifferenti ai percorsi di integrazione sociale”.

C’è poi il problema delle risorse economiche: “Il bando inoltre – prosegue Arci – riducendo drasticamente la tariffa giornaliera, mette a rischio sia le prestazioni nei confronti degli ospiti che la condizione di lavoro degli operatori. Le associazioni che hanno operato onestamente nel passato non possono proseguire un lavoro dimezzato e umiliato con una dotazione economica largamente insufficiente. Oltretutto, sempre nel bando, sono previste regole che, se possono avere un senso nella gestione di un centro collettivo, lo perdono quando applicate all’accoglienza in appartamenti. Si tratterebbe quindi di un contratto imperfetto in cui, a fronte di prestazioni certe e regole contraddittorie, non viene garantito all’Ente gestore alcun rimborso certo per la copertura della spesa strutturale (appartamenti e operatori)”.

Pur non partecipando a questo bando Arci Solidarietà Viterbo Onlus continuerà a svolgere la sua azione di advocacy in favore dei migranti e a offrire servizi gratuiti quali lo sportello legale e le iniziative di sostegno sociale, in rete con gli altri enti di solidarietà del territorio.

“Per questi motivi – conclude la nota – Arci Solidarietà Viterbo Onlus rivolge un appello alla Prefettura di ritirare il bando per ridiscutere insieme agli Enti gestori una diversa impostazione e in seconda battuta, in caso di diniego, rivolge appello alle altre realtà del territorio, per procedere all’istanza di annullamento della gara in autotutela”.

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