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Home » Politica » “No a soldi pubblici alle industrie senza prezzo equo ai pastori”

“No a soldi pubblici alle industrie senza prezzo equo ai pastori”

7 Marzo 2019

Niente soldi pubblici alle realtà di trasformazione e commercializzazione, senza la garanzia di un giusto prezzo per il latte consegnato dai pastori, come abbiamo sempre sostenuto a tutti gli incontri. E’ quanto riafferma il presidente della Coldiretti Mauro Pacifici, ricalcando con fermezza la linea nazionale del presidente Prandini, in riferimento ai contenuti del provvedimento sulle emergenze agricole all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri su richiesta del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio. 

“Come chiesto dai pastori con l’impegno formale del governo, è dunque necessario – sottolinea Pacifici – che gli stanziamenti previsti nel provvedimento siano vincolati al raggiungimento di un accordo che assicuri un anticipo sul prezzo superiore ai costi di produzione determinati dall’Istituto pubblico Ismea con una griglia di indicizzazione ed una clausola di salvaguardia che garantiscano nel tempo il raggiungimento del valore di un euro richiesto dagli allevatori”.

“I trasformatori – aggiunge il direttore di Coldiretti Viterbo Alberto Frau – non possono essere beneficiari delle consistenti misure di sostegno pubblico messe in campo dal Governo, con l’acquisto di pecorino romano invenduto giacente presso i loro magazzini, senza che sia stato contestualmente concluso un accordo equo con i pastori, ai quali continuano ad essere invece corrisposti compensi insostenibili”. “E questo nonostante il fatto che – continua Pacifici – le vendite di pecorino romano siano aumentate di oltre il 30% nei primi dieci giorni dall’avvio della campagna di valorizzazione realizzata dalle aziende della Grande Distribuzione e da Campagna Amica”.

Coldiretti Viterbo non dimentica inoltre la necessità di una profonda ristrutturazione della filiera e il commissariamento del Consorzio del Pecorino Romano, “sul quale gravano pesanti responsabilità della crisi”.

“In gioco ci sono ben 1.500 allevamenti della Tuscia e Coldiretti ha come primario obiettivo la loro tutela, con un piano economico-produttivo solido e duraturo, senza proclami e senza false promesse o manie di protagonismo. Pensiamo solo ed esclusivamente ai pastori”, concludono i vertici locali dell’associazione di categoria.

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