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Home » Politica » Il Pd di Zingaretti abbandona il Pd del Lingotto?

Il Pd di Zingaretti abbandona il Pd del Lingotto?

2 Marzo 2019

Da www.huffingtonpost.it un intervento di Giuseppe Fioroni sulle primarie.

di Giuseppe Fioroni

Alla vigilia dell’apertura dei gazebo cresce la preoccupazione sulle sorti del Pd. I toni restano sobri, ma la sostanza del confronto lascia capire quale sia la linea di frattura tra i candidati alla segreteria. Alla ricetta “unitaria” di Martina si oppone il progetto sostanzialmente “neo-socialdemocratico” di Zingaretti. Se l’uno prova a salvare il pluralismo del partito, nato come incontro di culture politiche diverse, l’altro mira più semplicemente a restaurare la sinistra.

Non posso nascondere l’allarme che provoca un’impostazione del tutto incoerente con la genesi ideale del Pd. Anche i cosiddetti moderati, una volta considerati interni alla vicenda di un partito insieme di sinistra e di centro, ora sono individuati come interlocutori esterni, con i quali al più dialogare a distanza. Dunque, siamo a un cambio radicale di motivazioni e prospettive. Le conseguenze possono essere negative.

È anche sorprendente l’invito, sempre garbato nella forma, rivolto a Matteo Renzi: scelga cosa fare, dentro o fuori il Pd, tanto ci ritroveremo a combattere nello stesso campo contro la destra di Salvini. In realtà l’intervista odierna di Zingaretti al “Corriere della Sera” reca un messaggio di benservito all’ex Segretario e Presidente del Consiglio; anzi, leggendo tra le righe, si può cogliere un sottile compiacimento per la sua eventuale fuoriuscita. Nessuno in passato, nel gruppo dirigente, ha usato un tono simile per dire ad esempio che D’Alema e Bersani potevano tranquillamente accomodarsi alla porta.

Ora, la domanda che è lecito porsi investe per intero la responsabilità dei militanti e degli elettori del partito: dove va, o meglio dove può andare, un Pd che si butta alle spalle la sua pur giovane e imperfetta tradizione? Quale futuro attende un centrosinistra che ha bisogno di ritrovare unità e slancio, piuttosto che la propria solitudine? Dei moderati possiamo fare meno, anche come perno della nostra posizione politico-organizzativa? Ecco, è necessario impedire l’incombente “tradimento” del connotato originario della moderna forma partito del riformismo di governo. Non vorrei che fosse sottovalutato il rischio di una possibile degenerazione, con il ritorno baldanzoso e inconcludente sotto la vecchia tenda della sinistra. Quella di una volta.

Leggi l’articolo su huffingtonpost.it

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