Cetomila euro per combattere nella capitale l’invasione dei cinghiali (solo nel 2019) e per Viterbo invece neanche un centesimo.
Non si capisce il perché, ma quando a livello regionale esplode un’emergenza per il governatore Zingaretti e la sua Giunta la Tuscia rappresenta sempre l’ultimo dei pensieri. O al massimo il territorio dove scaricare i problemi degli altri, vedi il caso dei rifiuti.
L’ultimo sgarbo alla provincia di Viterbo arriva sull’annosa questione dell’invasione dei cinghiali. Annosa perché nonostante i numerosi incidenti stradali che si registrano sulle strade della provincia, i danni alle colture e le incursioni di interi branchi in città, finora la Regione non si è degnata di muovere paglia.
Mentre i viterbesi devono convivere con questi disagi, a metà gennaio la giunta Zingaretti ha approvato lo schema d’intesa Regione-Campidoglio per la “gestione del cinghiale”. Lo stesso piano che Viterbo invoca da tempo, inutilmente. E a questo punto viene da domandarsi cosa stiano a farci in Regione influenti rappresentanti della Tuscia, vicini al presidente, se poi questi non riescono a portare in agenda i problemi che affliggono il nostro territorio.
Ora, è normale che il fenomeno dell’invasione dei cinghiali nella città eterna abbia maggiore risalto rispetto a quanto avviene nella città dei papi e nei suoi dintorni. Ma al di là dei dettagli, il problema è identico. Non si poteva affrontare la questione coinvolgendo anche la Tuscia?
Si tratta di un progetto che alla Regione costerà 100mila euro solo nel 2019. A lei spetterà il compito di approvare e predisporre piani di contenimento nelle riserve naturali romane, limitando così il rischio di espansione del cinghiale fino alla città, al Comune, invece tocca la parte operativa.
La Tuscia può attendere.