Stop ai finanziamenti pubblici e alle politiche che favoriscono la coltivazione sempre più estesa di nocciole, la cosiddetta monocoltura dei cui effetti sull’ambiente e sul paesaggio tanto si discute qui nella Tuscia, territorio leader nella produzione di frutta a guscio.
E’ quanto chiede Legambiente nell’ultimo dossier sull’abuso di sostanze chimiche nei campi intitolato “Stop pesticidi”. Il rapporto è stato presentato nei giorni scorsi.
“In generale le zone di monocoltura possono mettere a rischio il futuro di interi territori e il benessere dei cittadini che vi risiedono”, spiega Legambiente. Che poi affronta direttamente la questione che riguarda i territori a nord di Roma e il Viterbese: “Si assiste da anni alla diffusione di coltivazioni intensive di nocciole, sostenuta e promossa anche da contributi pubblici e da orientamenti produttivi poco sensibili alle caratteristiche dei territori e alle colture tipiche. E così centinaia di ettari di noccioleti sono impiantati in aree non vocate, che impongono irrigazioni continue con conseguente depauperamento delle falde. Queste enormi estensioni stanno trasformando ambiente ed economia, mettendo a rischio la piccola agricoltura e il valore del nocciolo quale prodotto tipico. È necessario che il valore delle tipicità di produzioni, sostenibilità ambientale e diversità biologica sia invece incoraggiato e posto come base dei finanziamenti pubblici”.