
Claudio Ubertini non ha nessuna intenzione di dimettersi, assicurano quelli con cui parla in questi giorni. Dopo il Consiglio comunale straordinario sulla mafia, dove lui non si è presentato e nel corso del quale il consigliere di Viterbo 2020 Alfonso Antoniozzi ha pubblicamente puntato il dito contro l’assessore, nei corridoi del palazzo non mancano le polemiche. Tutte però tenute il più possibile nascoste per evitare ulteriori stress test alla maggioranza.
Il coinvolgimento di Ubertini, in qualità di parte lesa, nell’indagine sulla mafia a Viterbo è infatti un problema per il centrodestra che governa il Comune. Un problema laddove, come sostengono gli inquirenti, per paura lui non ha detto tutto quello che sapeva. E che le cose stanno così è una consapevolezza di tutti, compreso il diretto interessato, che infatti attacca: “Non me ne vado. Il sindaco sta dalla mia parte”.
Ma come può un uomo delle istituzioni – è stato in sintesi il ragionamento espresso l’altro giorno nella Sala d’Ercole da Antoniozzi, ma anche, senza fare nomi e cognomi, da Luisa Ciambella – avere paura di collaborare con le istituzioni? Il punto è soltanto questo: Ubertini dovrebbe dimettersi non perché fino a prova contraria in questo momento qualcuno lo incolpi di qualcosa, ma per il fatto che ha mostrato reticenza (quindi debolezza) nel collaborare con le forze dell’ordine.
La pensano così, anche se non lo dicono apertamente, in molti all’interno della maggioranza, dove è tutto un continuo chiacchierare. In questo contesto c’è chi si dice pronto a giurare che nelle prossime settimane potrebbero manifestarsi prese di posizione più aperte di quelle sin qui espresse a bassa voce.