Luisa Ciambella (capogruppo del Pd) è stata la prima firmataria della richiesta di Consiglio comunale aperto. Non a caso è spettato a lei a dare il via agli interventi: vedi video.

Dopo aver ringraziato le associazioni di categoria, i sindacati e soprattutto gli inquirenti e le forze dell’ordine che hanno permesso di sgominare il sodalizio criminale, il capogruppo del Pd ha letto, per dimostrare la gravità dei fatti che hanno visto la nostra città al centro delle cronache, l’articolo 416 bis del codice penale, quello che delinea il reato di associazione mafiosa: “L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali”.
“La nostra vita – ha rimarcato la Ciambella – da quando sono accaduti questi fatti è cambiata. Non possiamo nascondercelo. Siamo qui per dire no a ogni tipo di mafia, non solo a parole, ma testimoniandolo ogni giorno. Immaginare che la città di Viterbo possa essere teatro di eventi del genere ci impone una riflessione ed una risposta forte e decisa in termini di comportamenti. Noi politici, visto il ruolo che rivestiamo, quando diciamo no alla mafia lo dobbiamo testimoniare con il lavoro quotidiano. Non possiamo permetterci di sottovalutare un tema come questo. Parlare di sottomissione dell’amministrazione comunale è stato veramente drammatico. Chiedendo questo Consiglio volevamo che fosse chiaro a tutti che questa volta non ci possiamo permettere di sottovalutare il problema. Dobbiamo chiederci perché è accaduto ciò anche a Viterbo: evidentemente c’è una debolezza che si è instillata nelle persone. Quando vediamo che vengono assunti atteggiamenti omertosi anche da parte di chi ha tutti gli strumenti per difenderci, dobbiamo davvero preoccuparci. Se sono omertosi quelli che potrebbero facilmente denunciare, figuratevi le persone più semplici. E’ dunque molto preoccupante se a non chiedere l’intervento dello Stato sono cittadini, come ho detto, che hanno gli strumenti per difendersi”.
“Noi siamo qui oggi – ha concluso – per chiederci il perché di questa mentalità che ci ha portato ad abbassare la testa. Dobbiamo chiederci perché siamo ormai portati ad accettare atteggiamenti di questo tipo. Ecco: il compito di noi amministratori è di lavorare su questo. E’ di non permettere che un diritto venga scambiato per una concessione. Il lavoro che dobbiamo fare è di camminare a schiena dritta”..