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Home » Politica » “Il nuovo Pd parta dal lavoro”

“Il nuovo Pd parta dal lavoro”

13 Febbraio 2019

Riproponiamo alcuni passaggi dell’intervista rilasciata da Maurizio Martina su La7 dopo la convenzione nazionale del Pd. Martina, in corsa alle primarie del 3 marzo, sarà oggi a Viterbo (ore 18, Terme dei Papi) per illustrare la sua candidatura a segretario nazionale del Partito democratico.

Il Pd deve ripartire. Lo sta facendo, in queste settimane, in questi mesi. Per me è importante che 190 mila iscritti abbiano partecipato al nostro congresso.

CALENDA ED ELEZIONI EUROPEE
Il manifesto che Carlo Calenda insieme a tanti altri, sindaci in particolare del Pd e non solo, ha promosso per me è un contributo preziosissimo. Prova a delineare una lista per l’Europa, per la nuova Europa, una Europa sociale, politica, contro il rischio della disgregazione del progetto europeo e prova a mettere in campo una serie di idee che ci possono aiutare a costruire una proposta per le elezioni europee di fine maggio unendo le forze riformiste del centrosinistra di questo paese. Si è rivolto al Pd, a +Europa, all’esperienza di Federico Pizzarotti e ai sindaci civici di questo paese.
Per me questo contributo è prezioso, non ho mai avuto dubbi dal primo minuto sul fatto che il mio Pd deve dare una mano a questo sforzo. Se immagino una agenda di lavoro, immagino che dal 3 di marzo, da dopo le primarie, col nuovo segretario si inizi a fare un lavoro con Carlo Calenda e ad altre tane personalità che si sono dette disponibili a costruire insieme questa proposta. Per me è fondamentale farlo. La battaglia che ci giochiamo a fine maggio in Italia in particolare sulla partita della prospettiva europea è decisiva.
Io voglio un’altra Europa rispetto a quella fin qui alimentata dagli amici di Salvini e Di Maio. Non dimentico che a giugno alla prima presenza di questo governo nel Consiglio europeo, questo governo si è schierato dalla parte dei Paesi che hanno rifiuto per esempio l’idea di un lavoro coordinato sulle politiche migratorie in tutta Europa. Non dimentico che in tutti questi anni abbiamo avuto una rottura tra quello che cercava di fare il parlamento europeo su questi tempi, far avanzare politiche comunitarie compiutamente su temi decisivi come questi, e i governi nazionali di destra che hanno bloccato qualsiasi possibilità di un avanzamento di queste politiche. Non dimentico che i primi a dire no all’Italia nei ricollocamenti sono stati proprio gli alleati di Salvini.
Io voglio una nuova Europa, una Europa più social, più politica. Una Europa con un budget europeo che si possa spendere su alcuni temi di protezione sociale. Noi, per esempio, da tempo facciamo una battaglia per l’assicurazione europea contro la disoccupazione.
Loro, invece, alimentano l’idea “prima italiani” e poi scoprano ogni giorno che ci sono prima gli austriaci, prima i polacchi, prima i tedeschi, prima i francesi. Di questo passo c’è sempre qualcuno che viene prima di te. Non stiamo costruendo la sovranità dei nostri concittadini, la stiamo disgregando.
Il contributo di “Siamo europei” va nella direzione giusto, il Pd deve supportarlo.

LOTTA ALLA POVERTA’
Io parto dal lavoro. Il Pd deve essere il partito del lavoro che cambia. Lo è stato con il Job act, in parte. Vorrei guardare in maniera molto onestà il lavoro fatto in questi anni, riconoscerne alcuni punti di forza e limiti. Non c’è alcun dubbio che su alcuni fronti non ce l’abbiamo fatta a fare tutto come dovevamo. Un esempio concreto è il reddito di inclusione contro la povertà, dovevamo farlo prima e dovevamo farlo tutto. Per la prima volta in questo Paese c’è uno strumento universale di contrasto alla povertà, ma l’abbiamo fatto troppo tardi, dovevamo farlo prima.
Io credo che il lavoro sia la chiave della cittadinanza. Se devo contestare nel merito i provvedimenti di questo governo, dico che spendere 6 miliardi di euro Come stanno facendo per questo reddito di cittadinanza è sbagliato nel merito. Di questi sei miliardi, tre potevamo prenderne e completare per intero il reddito di inclusione contro la povertà che poggia già sull’operatività dei Comuni, quindi immediatamente fruibile. Non c’era bisogno di sceneggiate, di Di Maio, di Conte, della teca, della tessera di formule e rischiano di essere controproducenti rispetto al tema fondamentale che è la lotta alla povertà.
La lotta alla povertà è decisiva, ma se sovrapponi lotta alla povertà, politiche per il lavoro fai solo una grande confusione.
Gli altri tre miliardi potevano essere usati per estendere l’assegno di disoccupazione il famoso Naspi, di altri 36 mesi, altro provvedimento immediatamente gestibile anziché inventarsi cose di altro segno.
Quota cento: stiamo scoprendo ogni giorno che taglia completamente fuori le donne di questo Paese. Inoltre, con i meccanismi e i criteri creati per limitare ai tre anni di sperimentazione la quota cento, si rischia di creare problemi enormi agli italiani. Abbiamo letto l’esperienza di lavoratori nati nello stesso anno con la stessa carriera lavorativa al punto di vista dell’età che per qualche mese di differenza nell’uscita rischiano di differire il loro pensionamento di 4-5 anni.
Non faccio una battaglia ideologica su questi temi, la faccio nel merito. Questi provvedimenti sono iniqui, allargano l’iniquità, se poi aggiungiamo che per fare tutto questo hanno aumentato di 52 – 53 miliardi di euro il debito pubblico in 2 anni e se aggiungiamo che chi si siede a fare la manovra di bilancio deve partire da meno 23 miliardi di euro per sterilizzarle le clausole Iva, ci rendiamo conto della portata del casino che hanno generato.

I SALARI
I salari nel Paese sono troppo bassi, differentemente dalla media europea negli ultimi 15 anni. In Francia a Germania sono cresciuti del 12/17-18  per cento, da noi a fatica del 2%.
La questione salariale è enorme, ma non si affronta il con reddito di cittadinanza. Si affronta tagliando il costo del lavoro sia per le imprese sia per i lavoratori. Un percorso che avevamo iniziato. L’ultima legge di bilancio dei nostri governi ha fatto un ulteriore taglio del cuneo fiscale per il lavoro a tempo indeterminato che aveva un significato. Nei nostri programmi ancora oggi proponiamo un taglio di un punto percentuale del cuneo per un anno, un punto all’anno per 4 anni. Quattro punti in 4 anni. Sono queste le politiche che possono aggredire la questione salariale non certo il reddito di cittadinanza.

IMMIGRAZIONE
Il caso libico si sta trascinando da troppi anni, soprattutto sul fronte dei diritti umani. Il nuovo Pd si pone con la consapevolezza che su questo fronte occorre fare passi avanti, c’è una grande questione legata alla comunità internazionale. In Libia sta sfuggendo di mano una parte consistente della situazione, noi su questo dobbiamo essere intransigenti e lavorare in maniera più forte perché la comunità internazionale batta un colpo. Qualcosa si è fatto, la presenza dell’Unhcr in quel territorio ha segnato un avanzamento, ma non è sufficiente.

RENZI
Renzi è sempre una risorsa. Non ho mai avuto dubbi che abbiamo personalità che devono ancora dare una mano al riscatto del centrosinistra, ripartendo da un’idea di prossimità al bisogno alle persone che vuoi rappresentare, che non sia frutto di un convegno, ma di un lavoro quotidiano.
Questi setti mesi di governo danno consapevolezza che c’è di un’alternativa, le scene cui stiano assistendo anche in questi giorni sono incredibili: un ministro dell’Interno che usa le divise delle forze dell’ordine e che poi ha bloccato l’accesso alle forze dell’ordine a decine di ragazzi.

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