“7/8 miliardi di saldo negativo? E adesso come la mettiamo?”. E’ un po’ criptico il consigliere comunale Massimo Erbetti nel commentare il risultato dell’analisi costi-benefici della Tav Torino-Lione, ma si capisce che gioisce. Un po’ come tutti i grillini che si sono sempre schierati contro l’alta velocità in Val di Susa e che ieri avrebbero visto confermate le loro tesi. Quella del partito di Grillo verso le grandi opere è una specie di allergia. Come per il caso della Orte-Civitavecchia, al cui completamento i 5 stelle hanno detto di preferire la messa in sicurezza dell’Aurelia bis.
Intanto però il mondo ci deride. Basta leggere come i francesi hanno smontato in un attimo il dossier italiano. L’analisi – “straordinariamente di parte”, dicono i transalpini – minimizza i benefici ambientali colossali, laddove “iscrive nella colonna dei costi il mancato introito che rappresenterebbe per lo Stato italiano una diminuzione importante delle tasse sul carburante e dei pedaggi autostradali. Per sintetizzare meno ci saranno mezzi pesanti e auto sulle Alpi, più il rapporto costi-benefici sarà negativo. Un ragionamento che pesa almeno quanto il CO2″.
Logico no?