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Home » Politica » Lavoro, un bollettino di guerra: sei morti e 3mila infortunati nella Tuscia

Lavoro, un bollettino di guerra: sei morti e 3mila infortunati nella Tuscia

11 Febbraio 2019

Sei morti e 3mila infortunati. Non è un bollettino di guerra, ma il bilancio degli incidenti sul lavoro avvenuti nel 2018 in provincia di Viterbo (fonte Inail). “I lavoratori più colpiti – si legge in una nota dell’Usb – sono quelli precari, soggetti a contratti irregolari o completamente in nero, che hanno meno possibilità di denunciare eventuali abusi perché minacciati di licenziamento. Nella Tuscia, il 70% dei lavoratori che subiscono un infortunio ha un contratto irregolare, o completamente in nero”. Per questo il sindacato di base esorta il Comune a convocare le parti sociali per stipulare un accordo, in intesa con l’ispettorato del lavoro, che contrasti alla radice il lavoro nero.

“Infortuni, infortuni in itinere (quelli che avvengono lungo il tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro, ndr) e malattie professionali: l’aumento registrato colpisce anche la Tuscia e la città di Viterbo”, dicono i responsabili dell’Usb. Che aggiungono: “Gli infortuni con esito mortale, solo nella Tuscia, sono stati sei, di cui quattro hanno riguardato lavoratori agricoli. A questi si aggiunge almeno un 30% di sommerso, lavoratori che non possono denunciare o che non rientrano nelle statistiche. Lavoratori, per esempio, che da più di dieci anni guidano mezzi agricoli sui campi o si recano alle serre in motorino senza avere la patente. Con il beneplacito dei datori, raccolgono cavoli o nocciole, il più delle volte senza contratto, impossibilitati a prendere la patente, se stranieri, e a sostenere i costi di una scuola guida, se italiani. L’infortunio in itinere per questi lavoratori è precluso, anche se mortale, non ricevono indennizzo, non rientrano nelle statistiche. Nessuno paga per l’omicidio commesso”.

Ma non c’è solo l’agricoltura. Tra i dati da segnalare, per il Lazio, la crescita preoccupante di incidenti nel settore del commercio (+ 2,6%). “Sono proprio i lavoratori della grande distribuzione organizzata che subiscono maggiormente le conseguenze di contratti flessibili, in sub appalto o a chiamata”, spiegano sempre all’Usb.

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