
Nei giorni fortunati, si fa per dire, il ritardo complessivo registrato sui treni della tratta Orte-Roma, andata e ritorno, supera le tre ore. Quando invece va male, si possono facilmente superare le otto ore (e solo per il ritorno, in questo caso). Ma in generale la media è sempre molto alta, con picchi di 10 ore cumulative.
Mentre il ministro Toninelli è impegnato a fare la guerra alla Francia sulla Tav, continuano i disagi per i pendolari che tutte le mattine per andare a Roma prendono il treno alla stazione di Orte. Il comitato che li rappresenta, nella speranza di essere finalmente ascoltato, ha scritto al ministro una nuova lettera che illustra in maniera chiara, quanto drammatica, la situazione dei ritardi che si accumulano ogni giorno lungo la linea ferroviaria, soprattutto, come viene spiegato, a causa dei “dirottamenti” che sono costretti a subire i treni dei pendolari per lasciare strada a quelli dell’Alta velocità.
Il periodo di riferimento è quello compreso il 16 e il 31 di gennaio.
Nel lasso di tempo suddetto, il giorno “migliore” (con meno ritardi) è stato il 29 gennaio, con ritardi cumulati all’andata pari a 67 minuti (ritardo massimo di 23 minuti registrato sull’IC 597 o IC 1577). Mentre al ritorno i ritardi cumulati sono stati pari a 143 minuti (ritardo massimo su IC 590).
La “maglia nera” spetta, invece, al 30 gennaio con ritardi cumulati al ritorno pari a 493 minuti: “La fascia peggiore da nostra esperienza – scrive il comitato – è quella compresa tra le 17,30 e le 20 direzione Roma – Orte”.
“Tali ritardi – continuano i pendolari nella lettera – spesso derivano dal dirottamento in linea convenzionale (almeno sette giorni dei 12 rilevati a gennaio) di diversi convogli RV e IC (soprattutto al ritorno, ad esempio il RV 2314 in partenza da Roma Termini alle 15:02!). Spesso e volentieri tali dirottamenti si rendono necessari per cercare di porre rimedio ai ritardi maturati dai treni Alta velocità”.
“Ogni parola è superflua – conclude la missiva – parlano chiaramente i numeri circa le nostre ormai quasi giornaliere odissee, soprattutto per il ritorno a casa”.