A ritenere che il piano del commercio approvato ieri non sia una cosa ben fatta non è solo l’opposizione. Anche Fabrizio Purchiaroni, consigliere comunale di maggioranza, che non a caso si è astenuto, la pensa allo stesso modo. Anzi, lui va anche oltre, giudicandolo “dannoso per la città e i turisti”.
“Non è un piano – ha detto -. Viterbo merita di più. La città non ha bisogno di un documento che aggrava la situazione per esercenti, cittadini e turisti”. Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda Giulio Marini, che tuttavia ha votato a favore per non fare uno sgarbo all’assessora Mancini che l’ha proposto.
Tra le novità previste nel piano, l’impossibilità, in alcune zone di particolare pregio, di aprire compro oro e distributori automatici di bevande. La proposta è stata fatta da Viterbo 2020. E ancora: a San Pellegrino nei prossimi due anni non sarà possibile aprire bar o attività del settore alimentare. Possibili in realtà delle deroghe, ma solo se chi le ottiene si impegna a rimanere aperto di mattina e pomeriggio e ad abbassare le saracinesche entro mezzanotte d’inverno e alle una d’estate. Previsti, inoltre, incentivi alle botteghe storiche.
Comunque, alla fine tutti scontenti, sia nella maggioranza che nella minoranza. Nelle fila di quest’ultima ha parlato Martina Minchella, che, mettendo in evidenza lo stravolgimento del piano fatto dalla Perà, ha messo in evidenza il proibizionismo che si viene ad instaurare nel centro storico. Lapidario Barelli, che lo ha definito “inutile per i cittadini, i turisti e dannoso per gli operatori del commercio”. Mentre per Massimo Erbetti del M5S, che pure spera di essere smentito, no si incentiveranno le aperture di nuove attività.