Immigrati e senzatetto, per mesi a Viterbo non si è parlato d’altro. Sembravano questi gli unici problemi della città. Salvo poi svegliarsi una mattina e scoprire che a Viterbo c’è la mafia: teste di animali sgozzati, auto bruciate e tutto quello che di solito si vede al telegiornale o in qualche serie televisiva.
Invece più la maggioranza s’impantanava tra liti e spaccature, più il dibattito su questi due argomenti si amplificava. Ne abbiamo viste e sentite di tutte i colori: i migranti che – ci hanno detto – ci rubano anche i campi per giocare a calcetto; i migranti che ci fregano la casa popolare (un evergreen, “prima i viterbesi”, esclamò un assessore); i migranti che se bruciano vivi nell’incendio di un sottoscala in un condominio di periferia, non interessa a nessuno.
E poi i senzatetto e gli accattoni. Bersaglio sempre gettonatissimo. Si partì con la proposta di istituire il reato di bontà per chi fa l’elemosina, per finire con chi, in consiglio comunale, se la prese con i disperati che per ripararsi dal freddo si rifugiano nella stazione di Porta Fiorentina. Dopo il daspo urbano a una donna trovata in stato di ubriachezza, ci dissero addirittura che Viterbo fosse diventata più sicura. Una vicenda che rivista oggi, dopo i 13 arresti per mafia, fa ridere. Non che all’epoca non fosse già di per sé abbastanza grottesca.
Ora, ai nostri amministratori non si chiede evidentemente di fare il lavoro degli investigatori. E siamo certi che tutti siano contro la mafia. Ma dopo la maxi operazione di carabinieri e procura, ci auguriamo che si comincino veramente ad affrontare i problemi città. E la si smetta una volta per tutte con una certa narrazione su immigrati e senzatetto. Altrimenti c’è il rischio di finire come in quel film ambientato a Palermo, dove alla fine la causa di ogni male era il traffico.

