A volte ritornano. Non è il titolo di un film dell’orrore, ma è quello che in molti, preoccupati, hanno esclamato all’interno del Pd dopo l’intervista a Massimo D’Alema pubblicata ieri dalla Stampa. Intervista in cui, l’ex presidente del Consiglio, si schiera apertamente con Nicola Zingaretti in vista delle primarie. Un vero e proprio endorsement, il suo.
“Speriamo – ha detto D’Alema – che il Congresso dia a Zingaretti la forza di aprire un nuovo corso politico. Credo che se c’è una svolta nel Pd si possa riaprire anche una prospettiva di dialogo a sinistra”.
Parlamentari e simpatizzanti del Pd sembra che non abbiano gradito, temendo un possibile ritorno attivo sulla scena politica dell’ex leader. “D’Alema sostiene con forza Zingaretti. E’ un endorsement che rende tutto abbastanza chiaro. Abbiamo bisogno di futuro, non di un’altra ditta dieci anni dopo”, ha detto il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci, A cui ha fatto eco Roberto Giachetti. Che però analizza la cosa sotto un’altra prospettiva: “Per una volta voglio ringraziare Massimo D’Alema perché con la sua intervista ha chiarito, al di là di reticenze e ipocrisie, il loro progetto e la vera posta in gioco alle primarie Pd. Se vince Zingaretti tornano loro e torna la ditta, se vinciamo noi no”.
Tra ironia e critica, invece, i commenti degli elettori del Pd su Twitter: “Ogni volta che parla D’Alema un comunista si converte al cristianesimo”, commenta uno; “ora – scrive invece un’altra – capisco perché in Italia votavano Berlusconi e perché sia nato il M5S. Io questa sinistra che puzza di naftalina non la voterò mai”.

