“Dalle analisi del mese di gennaio 2019 pubblicate su sito della Asl, risulta che in gran parte del territorio di Viterbo la quantità di arsenico nell’acqua raggiunge 10microgrammi /litro , cioè il limite massimo consentito dalla legge. (In particolare questo si riscontra nei serbatoi che riforniscono i quartieri Cappuccini, Barco, Mazzetta, Roncone mentre in altre zone si discosta di poco)”.
E’ quanto afferma in un comunicato il comitato “Non ce la beviamo” per rispondere al sindaco Arena che, rispetto alla denuncia dell’U.E., prontamente ha fatto presente di essere nella regolarità: “Ci sentiamo in dovere di far notare che 10 microgrammi/litro di arsenico, rappresentano un valore altamente dannoso e pericoloso per la salute umana“, spiegano gli attivisti del comitato. Che aggiungono: “Ancor più grave è la situazione nella provincia dove, nonostante la lettera della Commissione UE del 2014 che preannunciava la messa in mora per il superamento dei limiti di arsenico, molti paesi ancora oggi superano detti valori raggiungendo in alcuni casi anche punte di 37 microgrammi/litro a Fabrica di Roma o 27 a Nepi“.
Di fatto – viene fatto notare – moltissime famiglie sono prive di acqua utilizzabile a scopo umano e ciò rappresenta “un’emergenza nel nostro territorio; un’emergenza che si sta protraendo da anni grazie alla scarsa attenzione delle istituzioni nei confronti della salubrità dell’acqua -malgrado sia ormai noto che l’arsenico è un cancerogeno certo di classe A -.”
“Nonostante la gravità della situazione sotto il profilo sanitario, tutto il dibattito di questi ultimi mesi si è svolto intorno all’aumento delle tariffe dell’acqua e ad un possibile commissariamento dei Comuni che non avrebbero intenzione di entrare a far parte della fallimentare gestione di Talete spa. La qualità dell’acqua in questo contesto non ha rivestito il benché minimo interesse da parte dei vari soggetti responsabili”, prosegue la nota del comitato “Non ce la beviamo”.
Scetticismo sulle soluzioni prospettare finora: “Si è sentito parlare genericamente di investimenti sulla rete per ridurre le perdite ma, di fatto, non ci risulta che esista un progetto organico sul quale intervenire; sia la Regione sia i sindaci che hanno già decretato l’aumento della tariffa dell’acqua si ostinano a decidere a porte chiuse senza fornire informazioni. Non riteniamo accettabile che i cittadini siano estromessi dalle scelte sui beni comuni come l’acqua”.
“Il 5 febbraio alle 9,00 si svolgerà a Viterbo il Consiglio straordinario che questo Comitato ha richiesto pubblicamente – conclude la nota -. Un primo passo di una lotta che sarà lunga e difficile ma che avrà lo scopo di restituire ai cittadini le scelte sui beni comuni come l’acqua”.
Chi è interessato a questo tema e desidera approfondire, può visitare la pagina Fb Non ce la beviamo.