Allo sceriffo della celebre canzone dei Clash non piaceva il rock nella casbah. Alla “sceriffa” di Viterbo Claudia Nunzi s’è scoperto che non piace rispondere al telefono. Lo hanno scoperto tutti quei giornalisti che, dal giorno in cui l’assessora leghista si è insediata, tentano tanto disperatamente quanto vanamente di parlarle. L’appartenenza a una generazione cresciuta a social network, messaggini ed emoticon di certo rappresenta un’attenuante: ognuno è libero di scegliere i mezzi di comunicazione che più gli sono congeniali.
Qualcuno però, magari lo stesso mèntore che ha suggerito il nome della “nostra” al sindaco Arena, dovrebbe spiegare alla sua protetta che un amministratore, soprattutto se amministra settori importanti come la polizia locale, il termalismo, l’immigrazione e la sicurezza, ha onori ma anche oneri. E tra gli oneri c’è pure quello di comunicare con i giornalisti, e tramite loro con i cittadini. Almeno con quei pochi cittadini che all’informazione senza filtri dei vari Facebook e Instagram preferiscono quella dei siti web o dei giornali cartacei superstiti.
Neppure l’intercessione dei “pezzi grossi” della Lega viterbese pare sia riuscita finora ad aprire una breccia nell’ostinata cortina di silenzio stampa eretta dalla giovane e coriacea Claudia, non si capisce poi per quali motivi. Non crediamo sia spocchia, la sua. Forse paura di dire castronerie? O magari di essere male interpretata, o peggio manipolata? Suvvia assessora, nell’uno o negli altri casi, lei non sarà il primo né l’ultimo politico a smentire qualche boiata dal sen fuggita. Faccia un fioretto e, almeno qualche volta, risponda a ‘sto telefono. I giornalisti viterbesi le promett che, finito il suo mandato, quando tornerà ad essere l’illustre sconosciuta che era fino a sei mesi fa, nessuno la disturberà più.