Scrive il Manifesto: “Non è la rottamazione del simbolo, non è il ‘superamento del Pd’ descritto da Carlo Calenda, in realtà non si capisce bene che cosa sia, però intanto Nicola Zingaretti muove le acque paludose del congresso dem con la proposta di ‘liste aperte’ alle europee. Lo fa dalle colonne del Messaggero: ‘Dobbiamo aprirci e allargarci – ha detto al quotidiano romano – aggregare forze culturali, economiche e sociali per dare l’idea che c’è un’Europa da rifondare’. Il simbolo del partito, ha aggiunto , ‘non è un dogma’, ‘non si tratta di nasconderlo, ma di rigenerarlo'”.
“La lista aperta di Zingaretti – sempre il Manifesto – per ora è appena abbozzata. Ed è abbastanza generica da non poter quasi essere contestata dagli avversari interni. Martina tuttavia si schiera contro la rottamazione del simbolo: ‘Un patrimonio di cui andare orgogliosi’. La mossa di Zingaretti spariglia”.
Lucido il commento del renziano Giacomelli: “Zingaretti di fatto propone di sciogliere il Pd per una cosa nostalgica con D’Alema, Bersani, Fratoianni. Magari per allearsi con i ‘compagni che sbagliano’ del M5S. Lecito? Certo. Ma perché si candida a guidare un partito di cui non condivide il progetto e di cui si vergogna?”.