“In qualità di cittadino prima e poi di sindaco e membro del Comitato di rappresentanza dei sindaci sulla sanità, desidero esprimere preoccupazione per il provvedimento che mette la Asl di Viterbo nella condizione obbligata di trasformare il punto di primo intervento di Ronciglione in punto ambulatoriale territoriale”.
Il ragionamento non fa una piega. Peccato che a farlo sia il sindaco di Bassano Romano Emanuele Maggi, colui, che, per sua stessa ammissione, siede all’interno del Comitato di rappresentanza dei sindaci e che dunque in quanto tale, anziché affidarsi ai proclami, dovrebbe essere protagonista di fatti concreti.
Maggi, vicino politicamente alla Regione Lazio, se la prende dunque per un provvedimento che la stessa Regione ha varato. Provvedimento che, tenta di giustificare, è dettato dall’adozione di un decreto ministeriale che consiglia di chiudere i punti di primo intervento in cui si registrano meno di 6000 accessi all’anno. Il problema è che a decidere è sempre e comunque la Regione, la quale ha tutta la facoltà di derogare dalle linee guida laddove, a livello territoriale, esistono determinate condizioni. E’ il caso questo proprio dei punti di primo intervento di Montefiascone e Ronciglione, che in quanto riferimento di aree vaste hanno tutte le carte in regola per restare aperti. Ma alla giunta regionale evidentemente ciò non interessa. E infatti, nella strada per il risanamento del deficit sanitario, hanno deciso con la Asl di tagliare servizi come questi fondamentali per un’utenza zonale, costretta a questo punto a recarsi altrove.
Lo sa, Maggi, che prima di tagliare i punti di primo intervento ci sarebbero tanti altri rami secchi da segare? Si ha l’impressione che il giovane sindaco di Bassano Romano, ubbidendo ad ordini di scuderia superiori, voglia solo mettere le mani avanti per giustificare l’ingiustificabile.