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Il governo “andrà in pezzi prima delle europee”, ma “saranno capaci di tutto pur di non andare al voto”.
Così Matteo Renzi in un’intervista a La Stampa, dove pronostica una possibile rottura tra M5S e Lega nei primi mesi dell’anno nuovo e comunque prima delle europee. “Se mi si chiede quale potrebbe essere la novità del 2019 – spiega – dico che prima del previsto, nei primi mesi del 2019 e prima delle elezioni europee, potrebbe maturare la rottura nel governo. I passaggi sono diventati stretti. Sulla Tav Salvini non può perdere la faccia e non può perderla neppure Di Maio, dopo aver ingoiato Tap, terzo valico, Ilva. Si è capito che non possono fare il reddito di cittadinanza come lo avevano immaginato i Cinque stelle. Il presentismo paga nell’immediato, alla lunga stanca. La crescita purtroppo sarà più bassa del previsto. Quelle sul tagliando e sul rimpasto non mi sembrano voci dal sen fuggite. Ma non si andrà ad elezioni anticipate, i peones non mollano la poltrona…”.
L’ex segretario ha poi ribadito le critiche alla manovra: “Bisogna dire che c’era grande curiosità anche fuori Italia per la legge di bilancio che avrebbe fatto il governo populista. Avrebbero potuto fare in Europa una battaglia sul deficit per liberare risorse e per abbassare le tasse. Sinceramente in tanti saremmo stati ‘costretti’ a seguire con attenzione questo tentativo. E’ stata un’occasione persa, una vicenda imbarazzante nel metodo e nel merito. Sono aumentate le tasse. Per mandare in pensione qualcuno, si tagliano e si congelano le pensioni a molte più persone. Per dare un sussidio ai disoccupati del Sud, hanno rinunciato alle assunzioni nella pubblica amministrazione, che nel Mezzogiorno avrebbero potuto svolgere un ruolo più efficace. Il mio timore è che stiamo andando incontro al temporale, ad un peggioramento dell’economia, senza ombrello. Naturalmente spero di sbagliarmi”.
“La flat tax, che per me è ingiusta, non c’è – aggiunge – e quel poco che hanno fatto, prosegue una nostra misura. Il reddito di cittadinanza è un guscio vuoto. Fino a ieri lo diceva soltanto il leghista Siri, ora lo dice anche Buffagni dei Cinque stelle: quel provvedimento potrebbe essere trasformato, da assegno alle persone in difficoltà ad incentivo alle imprese per assumere. In quel caso faranno il capolavoro di chiamare reddito di cittadinanza, la seconda parte del Jobs act! Dovevano dare soldi ai disoccupati e invece li daranno agli imprenditori per assumere. Esattamente come abbiamo fatto noi nel 2014. E saranno costretti a rimangiarsi il progetto iniziale perché non possono provocare chi si spezza la schiena per portare a casa 800-1000 euro. Finendo comunque col dare denaro a chi non lavora o a chi fa lavoro nero”.
“La cosa più impressionante in questi primi 8 mesi di governo è lo sdoganamento concettuale del lavoro in nero e più in generale dei furbetti. Ci sono tanti messaggi al mondo che è abituato ad arrangiarsi: il reddito, i due condoni. Sembrava che la loro constituency fosse quella della onestà. Il messaggio è un altro: vivere onestamente è inutile”.