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Home » Politica » “Laggiù” al posto di Gesù nella canzone di Natale. La diocesi: “Non si censuri la nostra identità”

“Laggiù” al posto di Gesù nella canzone di Natale. La diocesi: “Non si censuri la nostra identità”

14 Dicembre 2018

“Ci auguriamo che il testo venga cantato nella versione originale, senza censure e, soprattutto, senza paure. È questione di rispetto della nostra identità, e, prima ancora, è buon senso”.

Don Luigi Fabbri, vicario generale della diocesi di Viterbo, interviene così su quanto accaduto in una classe della scuola elementare dell’Istituto comprensivo “Ildovaldo Rodolfi” di Tuscania a proposito del nome di Gesù che una insegnante ha tolto dalla canzone di Natale e sostituito con la parola “laggiù” forse per non offendere la sensibilità dei “vicini di banco” non cattolici.

“Come comunità ecclesiale – scrive don Fabbri in una nota – condividiamo lo stupore e la meraviglia delle famiglie, delle istituzioni civili e di quanti faticano a capire la logica di una scelta didattica che contraddice il ruolo stesso della scuola, chiamata ad offrire un’educazione aperta ed inclusiva e non esclusiva soprattutto di ciò che – costituisce la nostra identità e le nostre radici più profonde”.

E aggiunge: “Ricordiamo che l’integrazione è un dovere, ma, come ha affermato recentemente Papa Francesco, ‘nella misura in cui non sia una minaccia contro la propria identità’. Scelte di questo genere riteniamo siano offensive proprio di coloro che si vorrebbe rispettare, in quanto considerati, in pratica, incapaci e non all’altezza di discernere e accogliere con serenità la  nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni”.

Cosa accadrebbe se il metro adottato a Tuscania per la canzoncina di Natale venisse applicato ad altre materie? Il dubbio è “se, in base a certi criteri, a scuola si potranno più insegnare la Divina Commedia e i Promessi Sposi. Se i testi di storia dell’arte dovranno essere censurati. Se bisognerà riscrivere la storia.Se certi capolavori della musica si potranno più ascoltare. Se dovrà essere rivisto il calendario, dal momento che contiamo gli anni dalla nascita di Cristo”.

Don Fabbri conclude mandando “un saluto affettuoso a tutti i bambini della scuola di Tuscania, chiedendo loro scusa se noi adulti stiamo rovinando loro la festa più bella e più attesa che è il Natale”.

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