
Anche l’Usb di Viterbo domani in piazza a Montecitorio per lo sciopero nazionale del terzo settore.
“Le migliaia di lavoratori che operano nei servizi sociali, educativi, culturali e sanitari convivono ogni giorno con in risultati di tagli lineari, privatizzazioni e razionalizzazioni – spiegano dagli uffici del sindacato in via Garbini -. I continui cambi d’appalto e i riordini professionali lasciano i lavoratori nell’incertezza del mantenimento del posto e li sottopongono a continui abbassamenti di stipendio, di garanzie e di sicurezza”.
Un esempio è quello dei lavoratori del Cup, del Recup e del centralino dell’ospedale Belcolle. “Più di 100 lavoratori, soggetti a continui cambi di appalto al ribasso, andranno a perdere fino a 300 euro al mese e i diritti normativi, previsti dal precedente contratto, fra cui l’articolo 18”, ricordano i responsabili del sindacato di base.
Ma non è l’unico caso che ha riguarda lavoratori della Tuscia. Ci sono gli educatori scolastici, che lavorano da 20 anni e non hanno garantita neanche la disoccupazione nei mesi estivi. Perdono, in questo modo, le coperture contributive e previdenziali.
E, ancora, i lavoratori dell’assistenza psichiatrica e domiciliare: con la messa a gara del servizio, si sarebbero visti ridurre salario e ore di lavoro. Mentre i pazienti, dall’altra parte, non avrebbero avuto più la continuità della terapia e, in alcuni casi, ne sarebbero stati completamente esclusi.
Spiega ancora l’Usb: “I lavoratori del terzo settore sono rischio di esclusione sociale. Non raggiungono la soglia di povertà di 9mila euro annui, non hanno la possibilità di esprimere tutto il loro potenziale (bassa intensità lavorativa) e, in caso di spese impreviste, non sarebbero in grado di farne fronte”.
A questa situazione già gravissima si vanno ad inserire le leggi Lorenzin ed ex Iori sul riordino professionale, con il quale rischiano di essere accusati di abuso della professione lavoratori che, fino a ieri, hanno operato in questo settore al servizio dello Stato, anche se sottomessi a cooperative esterne.
Infine il decreto sicurezza, che mette a rischio i posti di lavoro e il futuro occupazionale di tutti coloro che operano con professionalità e umanità nell’accoglienza.
Per questo l’Usb esorta tutti a scendere in piazza perché i servizi sociali tornino ad essere pubblici.