E’ stato presentato a Milano il libro scritto da Giuseppe Fioroni
Nel 2019 si celebrano i 100 anni dall’Appello ai liberi e forti lanciato da don Luigi Sturzo. Quell’appello è stato di fatto il manifesto redatto dalla commissione provvisoria del Partito popolare italiano il 18 gennaio 1919 al momento della fondazione del partito. Si tratta di una pietra miliare della storia del cristianesimo democratico italiano. Fino ad allora, infatti, a seguito del non expedit, ai cattolici italiani era vietata qualsiasi forma di partecipazione alla vita pubblica del neonato regno: “né eletti, né elettori”. Il documento contiene i caratteri fondamentali di quello che sarà poi definito popolarismo, una sorta di trasposizione in politica dei caratteri sociali ed etici della dottrina sociale della Chiesa cattolica, assorbendo anche alcuni principi propri del conservatorismo, del liberalismo e addirittura del socialismo. L’appello chiamava a raccolta tutti i “liberi e forti”, senza distinzione di confessione o credenza (come accadde quindi con il Centro cattolico in Germania), disegnando i caratteri di un partito centrista e moderato, pronto ad alleanze con i liberali, con un senso spiccatamente antifascista.
Oggi l’Appello ai liberi e forti ha ispirato il titolo di un libro scritto da Giuseppe Fioroni e Lucio D’Ubaldo – Elogio dei liberi e forti – presentato in anteprima nei giorni scorsi dal giornalista Aldo Cazzullo presso la sede dell’Istituto don Sturzo alla presenza degli ultimi tre segretari del Partito popolare italiano, Gerardo Bianco, Franco Marini e Pierluigi Castagnetti. C’erano inoltre Marco Follini, il consigliere politico del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che tra l’altro ha ricevuto Fioroni e D’Ubaldo al Quirinale), il presidente dell’Istituto don Sturzo Nicola Antonetti e tante altre personalità del mondo politico e della cultura. Il libro da qui ai prossimi mesi diventerà motivo di conferenze e dibattiti in tutta Italia. Il prossimo appuntamento è a Milano alle 17.30 presso l’Anci Lombardia con il direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio. Il 27 tocca a Pescara.