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Home » Politica » Appalti, Cna: “Ci vuole un tagliando radicale alla riforma”

Appalti, Cna: “Ci vuole un tagliando radicale alla riforma”

7 Dicembre 2018

“E’ arrivato il momento di fare un ‘tagliando’ radicale alla legge sugli appalti, anche se sono passati appena un paio di anni dall’ultima approfondita revisione. Poco più di due anni fa, anche in sintonia con le indicazioni dell’Europa, si era scelta la strada della valorizzazione del ruolo delle piccole imprese e della semplificazione delle regole, nel senso di alleggerire il carico burocratico di tutti i documenti necessari per concorrere ad una gara di appalto e della riduzione progressiva dell’importo delle gare. Parole al vento. E’ enorme la distanza che oggi passa fra i buoni propositi e la realtà quotidiana degli appalti e dei lotti”. Così la Cna, che ieri ha partecipato all’audizione conoscitiva sugli appalti presso la Commissione Lavori Pubblici del Senato.

Negli ultimi quattro anni l’importo medio dei lotti è cresciuto quasi del 30% e dal 2011 ad oggi del 70%. “Una situazione insostenibile per le piccole imprese e uno schiaffo quotidiano alla libera concorrenza. Una ‘legge del più forte’ applicata ogni giorno inesorabilmente”, hanno sottolineato i rappresentanti dell’associazione.

In dettaglio. Nel settore dei lavori oltre il 50% del mercato è occupato da appalti di valore superiore ai 5 milioni di euro. Solo il 30% riguarda bandi inferiori a 1 milione di euro. Nei servizi il 46% supera i 25 milioni e solo il 15% è inferiore a 1 milione. Nella fornitura il 56% supera i 25 milioni e solo il 15% è inferiore a 1 milione.

“Bisognerà affrontare e risolvere anche il problema del rafforzamento delle competenze e delle professionalità delle stazioni appaltanti. Le direttive dell’Europa segnalavano la necessità di creare lotti piccoli per favorire l’accesso alle gare delle piccole e medie imprese? Totalmente disattese – ha denunciato la Cna -. Nel 2011 il valore medio dei lotti era di circa 601mila euro, oggi supera il milione di euro: un aumento del 68,5% in sei anni.  Sono medie, ovviamente, ma chiunque può rendersi conto facilmente che le stazioni appaltanti sono andate contromano rispetto alle indicazioni del legislatore”.

Ed ecco la richiesta: “In queste condizioni, senza robusti ed efficaci interventi, gli appalti della Pubblica amministrazione resteranno per sempre una riserva privata per meno del 5% delle imprese. Ora è necessario  un confronto vero con il governo e  con tutti i protagonisti che affermi i principi generali e li traduca in azioni coerenti e vincolanti”.

Secondo la Cna, la “cabina di regia” per la riforma degli appalti, che dovrà vedere il coinvolgimento pieno delle associazioni maggiormente rappresentative delle imprese, “è sicuramente uno strumento utile, ma se messo in condizione di funzionare”.

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