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Home » Politica » Cup, sciopero e manifestazione sotto il ministero del Lavoro

Cup, sciopero e manifestazione sotto il ministero del Lavoro

27 Novembre 2018

Prosegue la protesta dei lavoratori del Cup, il Centro unico di prenotazione regionale: 2000 addetti in tutto, di cui 150 a Viterbo. Domani, mercoledì 28 novembre, è in programma uno sciopero degli amministrativi e una manifestazione a via Molise, dove ha sede il Ministero dello Sviluppo economico.

“La giunta Zingaretti – afferma Domenico Teramo, del Cobas – dichiara di voler tutelare il personale degli appalti, ma continua a negare l’evidenza di una gara illegittima, nata male e finita peggio, che sta segnando pesantemente il reddito e la dignità di lavoratrici e lavoratori”.

“Tutela occupazionale – aggiunge Teramo – significa nessun taglio di posti di lavoro, nessuna riduzione dell’orario settimanale, rispetto dei livelli di inquadramento già applicati nelle società uscenti, mantenimento dell’anzianità acquisita in anni di lavoro svolto”.

“Inoltre – dichiara il sindacalista -, il taglio del 10% dell’orario settimanale è già avvenuto nel cambio appalto dei servizi amministrativi della Asl Roma 2, tagli variabili tra il 16% al 33% presso il Policlinico Tor Vergata, mentre ulteriori tagli orari sono previsti nei servizi Cup della Asl Roma 2 e nel servizio di call center ReCup, senza dimenticare che la stragrande maggioranza dei dipendenti, e non per scelta propria, ha già contratti part-time. La riduzione ulteriore del parametro orario non garantirebbe a ognuno di loro un reddito sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Secondo Teramo, “l’assessore al Lavoro della Regione Lazio, Di Belardino, derubrica il tutto ad una questione di trattativa sindacale tra le parti, alla quale la Regione si sente estranea. In verità, l’errato inquadramento è originato da un bando di gara a scritto male e da una errata valutazione delle offerte della Commissione esaminatrice. Tardiola, D’Amato e soprattutto Zingaretti dovrebbero ammettere di aver sbagliato e, a tutela del personale precario coinvolto, azzerare tutto, in ossequio del vecchio agio ‘solo i cretini non cambiano mai idea’. Invece, continuano indifferenti a lavarsene le mani. Non si risana la sanità del Lazio sulla pelle di migliaia di lavoratori e su quella delle loro famiglie”.

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