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Home » Politica » L’assalto alla diligenza

L’assalto alla diligenza

22 Novembre 2018

La Tuscia, come il vecchio Far West, al centro di continui assalti alla diligenza, che da noi si chiamano istituzioni. Dopo la Asl, l’Ater la Talete, arriva la Comunità montana dei Cimini. Assalti di potere per il potere, assalti alla gestione della cosa pubblica, mirati e studiati nei dettagli da una mente padronale e feudale, che premia e paga la fedeltà, più che il merito e la competenza. Se fossimo nel Medioevo avremmo ripristinato nella nostra provincia lo ius primae noctis.

Occorre obbedire, abiurare, eseguire, produrre. Come nel Medioevo, quando il feudatario incuteva timore, minacciava con lo sguardo imperioso e si circondava, più che di collaboratori, di sudditi di sua proprietà; quando la disobbedienza veniva punita con la morte. Nostalgia di Medioevo in terra di Tuscia, qui l’accaparrarsi il potere avviene nell’assenza della politica e nella debolezza dei sindaci, la cui vita (politica) dipende dai finanziamenti regionali. Tutto ciò genera un corto circuito: poche mani, forse due, controllano tutta la gestione della res pubblica e chi, da Libero e forte, non bacia l’anello viene, non solo emarginato, ma posto in condizione di non sapere o di non controllare.

Si sa: la trasparenza e la giustizia nel Medioevo non erano di moda. Accade così che la Comunità montana finisce nelle mani di un gruppo omogeneo e coeso, unito da un solido e consolidato collante. L’ente che dovrebbe tutelare i cittadini, occuparsi della loro salute con produzioni corrette e con forestazioni utili all’ambiente finirà per occuparsi soprattutto di nocciole, di castagne, di produzione e trasformazione.

E’ grande il patrimonio che la Comunità montana dovrebbe controllare e gestire: stabilimenti, collaborazioni e cooperazioni da verificare, ma tutto ciò lo farà il nuovo presidente o sarà occupato e distratto da altro? Il feudatario lo consentirà? Si sa: meglio non creare disturbo, penserà questo il nuovo presidente? L’ha calcolato il rischio, però, di essere disturbato da altri controllori difficili da fermare? Vedremo.

Ma non finisce qui: si dice che il missus domini della Provincia, da ieri presidente della Comunità montana, sia andato, non si sa se per conto di Re Travicello Nocchi o del feudatario a proporre tal Fraticello (reduce da tanti incarichi regionali) come presidente del Gal dei Calanchi, un altro bel posto di gestione… vedremo se il modello Civita entrerà così nel cuore del feudo.
Una domanda: il rinnovatore, l’innovatore, il moralista Zingaretti, quello che si scaglia contro le correnti e i capi bastone, come si vede nel ruolo del principe Giovanni che aspira al trono in assenza del re Riccardo con l’aiuto di questi sceriffi e vassalli? Non teme l’arrivo di un vero Robin Hood che ripristini legalità e giustizia? Si sa: la verità, può volerci tempo, ma vince sempre.
Questo assaltò alla diligenza scandisce in verità gli ultimi giorni di Pompei di un sistema regionale che sta arrivando al capolinea, forse prima di quello che pensiamo, e anche la Tuscia sarà libera dall’abbraccio di questa anaconda che mette assieme nella gestione pezzi di destra e di sinistra, appesantendo la crescita e lo sviluppo del nostro territorio e della nostra gente. Mai confondere interessi particolari con quelli generali, le marchette con il bene comune.

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