Si è conclusa a Salsomaggiore la due giorni dei renziani, una sorta di prova generale per dare il sostegno alla candidatura di Marco Minniti al congresso del Pd, che dovrebbe essere ufficializzata la prossima settimana. L’Italia – ha detto Renzi, che ha attaccato duramente Lega e M5S – non è quella che ci vogliono far credere. C’è un Paese che non si arrende, che pensa positivo e che, anche se la battaglia sarà dura, resiste. Questa è l’Italia che ci piace.
“Il consenso – ha detto ancora l’ex premier – è diverso dal sondaggio, la Lega in Trentino Alto Adige non ha raddoppiato la percentuale rispetto alle politiche. Salvini, molto sensibile al potere, non rovescerà il banco, perché teme di perdere tutto”. E ancora: “Il M5S ha l’esigenza dell’80 per cento del gruppo dirigente di trovarsi un lavoro se si va a elezioni, proverebbero l’ebbrezza di trovarsi un lavoro – ha detto ancora l’ex premier -. Prepariamoci a una maratona. Questo Parlamento non si lascerà sfuggire l’occasione di eleggere un nuovo presidente repubblica, ma il governo non andrà molto in là, perché composto da incompetenti. Hanno una spasmodica ansia di potere e una totale incapacità di governo”. Frontale l’attacco a Casalino: “Casalino ha detto che io sto strumentalizzando mia nipote e così facendo fa passare il messaggio che pubblicare la foto di una ragazza con la sindrome di Down sia qualcosa di cui vergognarsi – afferma Renzi –. Ma io mi vergogno di te, Casalino, e di quel presidente del Consiglio che ti tiene in quel posto perché non può mandarti via, perché è più facile che Casalino mandi via Conte che non che Conte mandi via Casalino”. Quindi, dopo aver chiesto negli scorsi giorni le dimissioni di Casalino, ha lanciato ancora un messaggio: “Mi faccio incatenare in Parlamento su questo, per quattro anni e mezzo chiederò le vostre dimissioni, squallidi”.
Dal punto di vista politico a tirare la somma della due giorni è stato l’ex vice segretario Guerini, protagonista di frecciate velenosissime all’indirizzo di molta gente del suo partito: “Io nel Pd mi sento a casa, è casa mia. Anzi, io penso che senza di noi il Pd è una casa che non può esistere”. Dunque anche se “va bene Matteo, non siamo una corrente… non siamo un’area… (lo aveva detto Renzi poco prima, ndr) però siamo partiti da percorsi diversi ed esprimiamo una sensibilità e vorrei che quest’area in questo congresso non fosse sterilizzata. Vorrei che potesse portare la propria voce in questa battaglia congressuale, per il Pd e dentro il Pd”. Una linea che Renzi benedice a modo suo: “Scegliamo insieme come stare nel congresso Pd, ma il mondo non inizia né finisce con il congresso del Pd. Tutto ciò che aiuta il riformismo a me fa piacere, ma il mio obiettivo non è sconfiggere Zingaretti, è sconfiggere la barbarie M5S-Lega”. Sapendo che sarà “una maratona difficile”, perché “la legislatura non sarà breve e questo Parlamento non rinuncerà ad eleggere il prossimo presidente della Repubblica”. Anche perchè “Salvini ha paura di perdere il potere facendo saltare il banco”, mentre i Cinque Stelle, con il limite dei due mandati, “sanno che l’80% di loro dovrebbe trovarsi un lavoro” in caso di nuove elezioni.
Sulla discussione interna al partito, Renzi sceglie un atteggiamento di distacco: spiega che non farà mai “il capo di una corrente o di un’area”, che le sue ambizioni sono “più grandi che condizionare il futuro segretario del Pd”, che quel che conta è la “battaglia culturale” nel Paese. E allora la sintesi è quella enunciata da Guerini. Che frena toni arrivati, nel corso del dibattito, a livelli di guardia. I renziani faranno dunque la loro battaglia “dentro il Pd”, nella convinzione – espressa da Ettore Rosato – di poter essere “decisivi” sia tra gli iscritti che alle primarie. E questo a prescindere dalla candidatura di Maurizio Martina: “Sono quelli di Zingaretti ad essere preoccupati di una discesa in campo di Martina”, dicono i renziani, che si sentono tranquilli anche nel caso in cui calibri come Graziano Delrio possano scegliere di appoggiare l’ex reggente.