A Napoli, una signora, a bordo della circumvesuviana, ha difeso nel silenzio generale un ragazzo pakistano dalle offese e dagli insulti razziali di un connazionale. Tutto è documentato in un video girato da un passeggero e postato sui social. “Non ho avuto paura di essere aggredita – ha spiegato la donna – perché in quel momento ero troppo arrabbiata per quello che stava succedendo sotto i miei occhi. Ci ho pensato dopo – dice – quando ormai era andata”. Racconta, la signora, di non essersi nemmeno accorta che il ragazzo di fronte a lei, un manovale di origini ucraine, con gli abiti sporchi da lavoro dopo il diverbio, l’ha seguita perché temeva che quel ragazzo che aveva affrontato con tanto coraggio potesse aggredirla.
L’accaduto la dice lunga sul clima di odio che ormai si respira nel nostro Paese, ma allo stesso tempo testimonia anche che c’è una parte di Italia che resiste, che non si arrende, che è consapevole dei danni che l’attuale situazione politica rischia di arrecare al nostro Paese. Il clima di odio è frutto delle campagna orchestrate sui social dalla Lega e soprattutto dal ministro dell’interno Matteo Salvini. A ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali, che ci hanno portato dove tutti sappiamo bene, non si può rimanere insensibili di fronte alla propaganda di un movimento che, grazie alle intemperanze sul tema da parte del suo leader, rischia di trascinare l’Italia in un vortice pericolosissimo. Ottant’anni fa tutti cominciò da episodi come questi. Non si può dimenticarlo.