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Home » Politica » “Per salvare il lago di Vico riconvertire tutto a biologico”

“Per salvare il lago di Vico riconvertire tutto a biologico”

28 Ottobre 2018

Abolire l’uso di fitofarmaci e riconvertire tutte le coltivazioni a biologico per salvare dal degrado e dell’inquinamento il lago di Vico.

Mentre nel Viterbese viene annunciato il progetto di estendere la produzione di nocciole su nuovi superfici, dall’associazione Medici per l’ambiente – Isde arriva un nuovo monito contro l’impiego di sostanze chimiche in ambito agricolo.

Se ne è parlato nel corso di un seminario che si è svolto a Roma dal 19 al 20 ottobre su sostenibilità ambientale e salute. Tra le relatrici la dottoressa Antonella Litta che ha presentato la relazione dal titolo “Alto Lazio: lo stato ecologico del lago di Vico. Un caso emblematico di inadeguata tutela delle risorse idriche e possibile rischio sanitario per le popolazioni”.

Secondo la referente Isde, tra le possibili cause, ma non l’unica, che sono state e continuano ad essere all’origine del degrado del bacino idrico e dell’ecosistema intorno, “bisogna considerare anche le intense fioriture del cianobatterio Planktothrix rubescens e delle altre specie di cianobatteri, fioriture favorite verosimilmente dall’uso ultradecennale di fertilizzanti e fitofarmaci nelle vaste aree coltivate a noccioleti in prossimità del lago”.

La Litta indica anche quali sarebbero le soluzioni da adottare per il risanamento dell’ecosistema del lago di Vico e tutelare così la salute delle persone e in particolare dei bambini. In relazione all’impiego di sostanze chimiche nei campi, l’avvio  “in tempi rapidi di una drastica riduzione, fino alla completa abolizione, dell’uso di fitofarmaci in tutta la conca del lago di Vico con riconversione al biologico di tutte le attuali forme di coltivazioni agricole in essa presenti e netta riduzione dell’utilizzo di fertilizzanti”.

Sempre secondo la Litta bisognerebbe inoltre iniziare un “biomonitoraggio per contaminazione da sostanze inquinanti della fauna lacustre, della flora lacustre e in particolare per le piante di nocciolo coltivate in prossimità del lago” ed eseguire  “screening gratuiti per le popolazioni esposte al cosiddetto effetto cocktail determinato dall’esposizione contemporanea a più cancerogeni e sostanze tossiche presenti nelle acque del lago, anche se entro i limiti di legge, in particolare: cianobatteri, microcistine algali, arsenico, metalli pesanti e pesticidi”.

Ma questa è solo una parte della relazione, in cui i fitofarmaci sono indicati solo come una delle possibili cause che contribuiscono al degrado del bacino. Tra le altre vengono citati: la possibile permanenza di scarichi fognari abusivi o non a norma sulle sponde e in prossimità del lago; la possibile azione residua di inquinamento dovuta agli agenti contaminanti individuati nel sottosuolo del magazzino materiali di difesa Nbc di Ronciglione, ubicato anch’esso in prossimità delle sponde del lago; a possibili attività illecite condotte all’interno e in prossimità della riserva naturale.

Queste, invece, le altre misure che andrebbero adottate per salvare il lago e tutelare le persone che ci vivono intorno: la  cessazione immediata della captazione di acqua dal lago di Vico e contestuale reperimento di fonti alternative di approvvigionamento idrico; il costante controllo e la periodica verifica di tutti gli scarichi fognari delle utenze private e pubbliche poste in prossimità del lago; la bonifica definitiva ed effettiva del deposito militare Nbc di Ronciglione; l’intensificazione dei controlli di tutte le attività notturne e diurne all’interno e in prossimità della Riserva regionale del lago di Vico; l’immediata installazione di impianti pilota per lo studio di una potabilizzazione extralacustre veramente efficace delle acque in relazione alle loro criticità e ricerca di nuove falde di captazione; il costante e approfondito monitoraggio di tutte le sostanze tossiche e cancerogene che possono contaminare le acque destinate a consumo umano, la fauna e la flora lacustre. E infine: informazione ampia e diffusa ai cittadini, negli studi medici, nelle scuole, negli ambulatori della Asl e presso l’ospedale di Ronciglione e l’inizio immediato di un monitoraggio di lungo periodo relativo allo stato di salute delle persone e in particolare dei bambini.

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