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Home » Politica » “Il reddito di cittadinanza lo pagheranno caro imprese e famiglie”

“Il reddito di cittadinanza lo pagheranno caro imprese e famiglie”

22 Ottobre 2018

Da Confartigianato Viterbo riceviamo e pubblichiamo.

“Le conseguenze di una manovra fortemente populista, che guarda solo alla spesa corrente senza uno straccio di programma di investimento, finiranno per pagarle a caro prezzo le micro, piccole e medie imprese e le famiglie italiane”. Così Andrea De Simone, segretario provinciale di Confartigianato Imprese di Viterbo, lancia l’allarme sui rischi che corre il sistema economico del Paese col varo  della nuova legge di bilancio, la quale introduce il reddito di cittadinanza ma penalizza chi eroga il credito.

“L’esecutivo dà il via a una manovra con cui si sfora il vincolo dell’1,6% tra deficit e Pil, portandolo al 2,4%, per erogare indiscriminatamente un sussidio che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe portare ad un aumento dei consumi – continua De Simone -. Ma senza un organico progetto di sviluppo che preveda non contributi assistenzialistici a pioggia ma interventi concreti su lavoro, infrastrutture, cultura e su reali politiche di welfare, saranno soprattutto le aziende a risentirne fortemente”. Nello specifico, è l’urto della manovra sul sistema bancario a preoccupare il mondo della piccola e media impresa. “Nella legge di bilancio – spiega De Simone -, circa l’80% degli introiti aggiuntivi proviene da misure che colpiscono banche e assicurazioni. Non ci dimentichiamo poi dell’aumento dello spread, che determina per forza di cose anche un aumento degli interessi sui prestiti e il credit crunch: le banche italiane, in carenza di capitali, dovranno entro il 2021 restituire alla Bce i finanziamenti ottenuti con il secondo programma Tltro. Procederanno, quindi, alla vendita dei titoli di Stato e opereranno una inevitabile stretta forte sul credito. L’imminente stop al QE, poi, non aiuterà di certo il quadro. La crescita basata sulla sfida dell’incremento dei consumi sembra più un sogno che una prospettiva coerente con la situazione attuale del nostro Paese”.

Un po’ di numeri a supporto di questa tesi, elaborati sulla base dei dati forniti da Bankitalia: nell’ultimo anno, da agosto 2017 ad agosto 2018, i prestiti delle banche alle imprese sono già calati del 5,29% (quasi 40 miliardi di euro in meno). Ciò è dovuto soprattutto alla diminuzione di 18 miliardi di euro di finanziamenti a breve periodo e di 22 miliardi di quelli a lungo periodo. Dopo la nota integrativa al Def la stretta al credito è destinata ad aumentare. “La politica del Governo Conte contro le banche – continua De Simone -, se da un lato trova sponda in un consenso popolare che identifica gli istituti di credito con l’emblema dei poteri forti e dell’Europa ‘matrigna’, dall’altro porterà gioco forza ad una sempre maggiore riduzione dei finanziamenti soprattutto alle micro, piccole e medie imprese. Così, di fatto, si toglie ossigeno a chi manda avanti l’economia italiana col solo scopo di aumentare la spesa corrente”.

“Nessun sistema economico può restare in piedi senza credito, la storia dovrebbe avercelo insegnato. La visione di piccolo cabotaggio del Governo, che sembra elaborata più in termini di consenso elettorale per le Europee della prossima primavera che in funzione della crescita reale del Paese – conclude il segretario di Confartigianato Imprese di Viterbo –, con la sua politica di assistenzialismo fine a se stesso, mette a rischio la tenuta stessa delle banche e gli enormi sacrifici compiuti faticosamente dalle aziende italiane negli ultimi dieci anni. Se non ci saranno modifiche alla manovra, il Governo creerà più povertà di quella che sembrebbe voler contrastare”.

 

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