In quei giorni – era metà estate – tutta l’Italia rise di Viterbo a causa dell’idea dell’assessora Nunzi di multare non solo chi chiede l’elemosina ma anche chi la fa. Il reato di bontà venne ribattezzato subito sui quotidiani nazionali. La figuraccia fu epica. Per fortuna dopo quella polemica l’assessora sembra aver abbandonato un po’ i toni da sceriffa, perché avesse proseguito su quella strada non ci sarebbero stati aggettivi per descrivere l’imbarazzo che la questione avrebbe potuto procurare alla città dei papi.
Contro un’ordinanza che propone limitazioni all’accattonaggio più morbide di quelle ipotizzate dalla nostra assessora alla sicurezza, si è espresso in questi giorni il presidente della Repubblica Mattarella, che ha definitivamente bocciato il proposito del sindaco di Carmagnola, un paese alle porte di Torino, di multare anche chi, in silenzio e senza disturbare nessuno, chiede aiuto solo per alleviare la propria condizione di povertà. L’ordinanza infatti non era contro l’accattonaggio molesto, già oggi perseguibile, ma contro chiunque chiedesse la carità.
La notizia è stata riportata dal quotidiano La Stampa: “Si tratta – spiega il quotidiano piemontese – del passo conclusivo di una vicenda che già nel mese di maggio aveva visto un passaggio fondamentale: il parere contrario del Consiglio di Stato. L’ultima parola spettava al Capo dello Stato, che ha voluto recepire le stesse indicazioni. Nella decisione notificata mercoledì, Mattarella ha ritenuto che il sindaco non può in nessun caso colpire con provvedimenti punitivi chi si limita a chiedere l’elemosina, senza molestare o infastidire nessuno. Chi chiede la semplice carità, non provoca alcun pericolo”.
Ora immaginate voi se, con un ricorso, fosse arrivata sul tavolo del Quirinale l’ordinanza ipotizzata a Viterbo anche contro le persone che vogliono donare pochi soldi a chi sta in difficoltà. Apriti cielo.