Insulti per il colore della pelle. E poi calci e pugni. E’ la fine fatta da un senegalese di 28 anni a Morbegno, in provincia di Sondrio. L’ultimo episodio razzista di questa Italia giallo-verde è andato in scena nel cuore del potere leghista e, quando si dice il destino, è venuto alla luce nel giorno del viaggio di Salvini in Russia, la patria dell’intolleranza contro i diversi. Il ragazzo si stava recando al lavoro, in un panificio della città: è stato avvicinato da alcuni giovani che hanno cominciato a insultarlo. Dalle offese sono passati alle mani.
E il risultato, tutto ciò, del clima di odio che viene instillato ogni giorno sui social dalla propaganda leghista? Certamente sì e la pensano senz’altro così tutti gli osservatori, che non mancano di stigmatizzare il pericoloso comportamento del segretario del Carroccio, che adesso, manifestando apertamente le proprie simpatie per la Russia di Putin, aggiunge altri tasselli pericolosissimi a un brutto puzzle che lascia intravedere disegni inquietanti. La Russia è la nazione che mette a tacere i giornalisti e dove si verifica ogni anno il maggior numero di violenze contro i diversi: non vorremmo che il nostro Paese arrivasse a tanto. Adesso nel mirino ci sono gli stranieri, poi si passerà agli omosessuali e magari subito dopo ai senza tetto: siamo di fronte a un imbarbarimento senza precedenti, a una deriva disumana che toglie il fiato. Salvini non ha capito o fa finta di non capire che la situazione, con l’incitazione all’odio, può sfuggire di mano da un momento all’altro e dunque è compito di ognuno di noi fare il possibile, anche nel nostro piccolo, per opporci a questa cultura del terrore. Gravissima la sua genuflessione a Putin, che non vede l’ora che si sgretoli l’Europa per riaffermare il proprio predominio nel vecchio continente.